Recevei vostra letera a die XXV d'agosto, facta a die XVI del dicto meise, e in concluxione ò visto la vostra bonna et pura intencione, e con poghe parole e pertanto ve ne regracio. Noi semo tuti stati da jorni XXV in qua, ne la cità de Genova, con grande africione e spaventamento, considerato la venuta de meser Antonioto Adorno, lo quar veniva e vegne con homini d'arme cinquemiria o più, e considerando che elo era fato venire da li più possenti de la tera, e considerato che lo stato facto di nuovo no era possente per sua catività e mancamento di raxone. E pertanto li rei moltipicavano e li buoni mancavano, unde, concludendo, li buoni no sapeano che camino tenere. E deliberose che le porte et porteli de la citade se seraseno, e così foe facto, sichè no se insia noma per doe porte, le quali erano ben guardate. Unde lo dicto meser Antonioto a jorni XXX d'agosto, in domenega, prèso al vespro, intrò in Genova con homini d'arme tremilia, e l'avanzo avea lasiato a fornimento de certi passi. E vegne lo dicto meser Antonioto fino a casa sua, e quivy incominzava de refrescare et fare refrescare la sua gente, e monti citadini venivano a lui. E, come a Dio piaxe, misse in core a meser Antonio da Montaldo, che elo fo pentito, vegando esser tradicto da lo dicto meser Antonioto, e vegne per la citade recogendo gente et massime ne le contrate dove li guerfi se recogevano, et fexe amasso da personne cinquecento d'arme in secento, e andarono a trovare lo dito meser Antonioto fino a casa sua, dove in piaza volea refreschare e non aveano ancora refreschato. E era da pedi lo dito meser Antonio, senza cauce in ganba, et doi soi frateli a cavalo. E lo dito meser Antonioto era a cavalo con trexenti homini de cavalo et ben homini tremiria a pedi, e queli de la cità ch'erano con meser Antonio non erano octocento in soma, e, de li cinque che con lui avea, erano li quatro guerfi e li autri gibelini. E con lo nome de Dio ferirono tra loro, e no vosono aspetare che eli aveseno refrescato; e queli de lo dito meser Antonioto, con lo dicto meser Antonioto, se misseno in fuga, e morirono da sesanta et feriti asai e prexoni asai et queli lor cavali prixi più de doi terci, unde Idio, per men male, ne prestò vitoria. E lo dito meser Antonioto, con l'avanzo de sua gente, se n'andò, e dixesi che sia ito in Lonbardia. Lo dicto meser Antonio è stato eleto duxe di novo. No so che camino tegner debiamo; tanto credo, che se elo vorae fare raxone et justixia, che poterà e meterà la cità et la Rivera in tranquilo reposo. No so se lo voiha fare o noe, ma fino a qui ogni homo sta con lo capo alzato. Christe remedie, che quanto io per me, per le mutacioni de li stati, sono disfato, e così sono li autri chi aveano a fare in cabele de mercantia, e più io ca li autri. Meser Francesco de Garibaldo, lo quale era duxe, da sie se ne uscì de Palaxio domenica matina sì come coardo. Averea asai a dire, ma, per no increservi, taxerò. Christe ora e sempre remedie in questi nostri facti et voi et le vostre cose salvi et guardi. Yo arei più fiate scripto a meser Guelfo, ma yo no so se sia in quale parte, e a lui ò fato più reposte. No so come se sia, e pertanto sia como vole. Se a voi no fosse de incressimento, salutatimelo per mia parte, e se per lui posso, sono a suo piaxere; et che Tendi a voi et a lui sia recomendato, conzò sia cosa che elo et io nasemo seme da uno corpo de dona, e pertanto no guardè a la picolità de lui, ante a Dio guarde, da lo quale caduno è proceduto. Christe ora et sempre voi et noi guarde. Per PIERO de' BENINTENDI, etc., data Janue, MCCCLXXXXIII, die IIII septembris, in frecta.