Al nome di Dio. A dì XVIII d'aprile 1406. In Genova fata. Recevei vostra letera a die XVI d'aprile, fata in Fiorence a die X d'aprile, per la quale ò veduto come ogni mia letera è stata consignata a coloro a' quali erano mandate; per la quale cosa a voi refero gratia, e Criste ve ne renda cambio. Ò veduto per quela vostra letera, come doi pratexi forono a voi et diseno como Tendy e Andrea dovevano venire a Genova con loro inseme, de che io monto me n'avea presso grande consolacione; e niente di meno è stato tuto lo contrario, chè li dicti doi prateixi, chi vano a Sancto Antonio con autri doi, forono domenica pasata a l'ora de vespro in cassa mia, et dissonmi che Tendy no era voluto venire. E Andrea me scripse per queli monte cose fastidiose, cative et disoneste dite per lo dicto Tendy a lo dicto Andrea, e tra le autre cose che Orseta figiola mia non era legiptima, e pertanto gi l'avea data; e in apreso disse a lo padre de Andrea, che se Andrea venisse a Genova, che li farea dare bando de la persona. Or vedete a che modo io stoe. Io respondo a l'uno e a l'autro per queste doe letere legate inseme con questa vostra quelo che mi pare a contentare l'uno et l'autro secondo lo loro parlare, e sono monto contempto, in quanto a voi no incresia, che voi apriate et legete ogni letera per più essere avissato. Benchè voi potete dire, che voi di queste cosse niente avete a fare e pertanto no vi bisogna prendere tanta fatica, niente di meno li savi homini, essendo eli informati de le questione, talora fano, per loro seno et bontade, acordare monti scandeli et homicidy chi possono et potrebono intrevenire, e pertanto eli meritano et Idio rende a lor monti beni, o sia a l'anima principalementi, o sia a lo corpo; e per questo dico no ve incresia, no che lo debiate fare, anti per merito de la vostra anima è bene che voi vederete ne la letera de Tendi ogni cossa per ordine. Niente di meno dico a voi che per quelo Idio il quale à creato lo celo e la tera, che la dicta Orseta, figiola mia et mogé de Andrea di Mateo, è figiola de la Domeneghina dona mia et portòla ne lo so corpo ingenerata per mia sicome niuno autro mio figiolo; e chi volesse dire il contrario et dixe il contrario, se mente per la gola sicome traditore et cativa persona. Or vedete Dominindio in questo mondo mi paga come sono degno, chè colui il quale io ò trato di povertà et de miseria me mete in questo scandelo, e mete la mia figiola a no avere mai bene. Or, se ve piaxerà, vederete de mia voluntà tute queste doe letere, le quali penso sastiferano che la mia figiola è legiptima nata e de legiptimo matrimonio. A questo fine. Il papa nostro è ancora a Saona. No soe se venga o no venga. Qui a Genova la tera è asai sana, ma pure ancora sema, la setimana toca or qui o lae, et questo è poga cosa. No ve n'è sotesopra uno la setimana. No soe che se fie lo nostro governatore: è sano e alegro et de buono animo. Christe lo conserve in sanitade et alegreza, e noi no adimentiche. Piaxeve le dicte letere sieno date in mano propia de Andrea. Per PIERO de' BENINTENDI, vostro amico et servitore, etc..