Al nome di Dio, a dì 20 di marzo 1396. Ieri vi scrivemo per Arghomento quanto ci parve fosse di bisogno, e chon esa una a Barzalone e una a Nicholò di Piero: aretele aute e risposto; e se nno, fatelo. La chagione di questa si è che all'auta di questa tu ispacci tutta chotesta gente, che non voglio più ispesa, perché arò assai di mettere danari in Chomune po' che lla guera è pressa, e pure ogi è ito il bando dello sghonbrare ed è levata via la ghabella, salvo che all'olio. E però provedi - tu, con Barzalone e con Nicholò - che ciò ch'è al Palcho vengha in Prato che nulla vi rimangha, e' feramenti e ongni chosa che tutto v'è con gran rischio, che stanotte sono venuti presso qui a dodici miglia, sì che in una terzata sarebono in su chotesto chontado. E però provedi sanza indugio che tutto ciò ch'è al Palcho si rechi chostì; e simile, quando avessi buon tenpo, vorei facessi arechare il pagliao ch'è alla Chiusura e metterlo dove vi pare istia meglio, acciò che, se lle bestie non potràno avere della biada, faràno cholla paglia. Provedi tu, Margherita, con Barzalone e con Nicholò sanza niuno indugio che tutto si sghonbri, e simile dì a Barzalone che faccia anchóra egli di sghonbrare in Chafagio. Io no mi richordo di tutto perché ò manichonia: provedete a tutto. Con questa sarà una lettera di paghamento che va a Nicholaio Branchacci, e dicie ci dia f. 54 ½; dì a Nicholò di Piero che glele apresenti e ch'e' detti danari ci dia ogi a tre dì, che chosì è l'usanza delle lettere del paghamento da Pisa, e detta lettera no gli si dia se nno quando pagha i detti danari, e ora fate l'acetti. E più ci sarà una lettera, la quale va a Nanni di Bartolomeo ispeziale, che viene da Pisa da Matteo di Giovanni, dov'egli dicie mi chonsegni due balle di charte e ch'io ne faccia la volontà di Gherardo Bartolini. Dite a Nicholò le si faccia chonsegnare e mettetele i llato ascutto insino ch'io vi sia. Per questa non dico altro. Idio ti guardi. per Franciescho di Marco, in Firenze. Mona Margherita, donna di Francescho di Marcho, in Prato. Iscritto insino a qui, n'ebi una tua per Dino del Boda e chon esa quanto mandasti. Rispondo apresso e brieve perché ci à pocho tenpo e manichonia assai, ed àcci di che. Di tutto sia lodato Idio. Sopr'a' fatti dell'olio e de' ceci e altre chose venute di chostì non chale dire altro: ònne fatto e farò chome credrò che ben sia. E de' chaperi mandati altrui mi piacie, e simile delle melarancie. Del sugello d'ariento non ò per anchóra ritrovato: credo ritrovallo o qui o chostà, e di quanto me ne dine mi richordo di tutto. Dirotti che seguirà, se qua lo ritroverò: non credo sia perduto, ma smarito. Piacemi la mula sia guarita: chom'io vedrò tenpo da venirne, manderò per essa, ma i' ò paura che mi ci chonverà istare più ch'io non vorei per più rispetti; ma potrebe essere che lle chose andràno meglio ch'io non mi penso. Chosì piaccia a Dio che ssia, ma io no 'l credo. Del grano riauto da mulino e dato dell'altro, sono chontento. Ma voi erate in dire che inanzi ch'io partissi n'avemo due saccha, e noi n'avemo quatro però che furno dieci e voi n'avete aute sei, e sta bene; e chosì mi scrisse Guido in questi dì. Per chagione che Martino di Nicholaio, aportatore di questa, non può più istare, non ti posso dire altro. E ti dirà a boccha chome le chose vanno qua, che sarò profeta; ma tu nno 'l credi, nè credesti mai, perché ài pocha fede e da'ti a credere che 'l nero sia biancho. Non dicho altro per fretta. Idio ti guardi.