Al nome di Dio, a dì 20 di luglio 1398. Iersera, per lo veturale che venne per le balle delle spezierie e per le balle de' veli, vi scrivemo chonpiutamente, e per la vostra lettera ch'arechò Nanni, no lla avete auta. Di poi l'arete auta, e da voi n'atendiamo risposta. Non sarò chostì domatina a desinare: credovi esere lunedì. E tu, Fattorino, se diliberi d'andare a San Francescho, va e poi, alla tornata tua, faremo ongni chosa. Dì di tua intenzione e po' io seghuirò quello ch'io crederò che me' sia; e se farà pure bisongno [ms.: bisongnono], vi sarò lunedì matina, ma sarebe pocho tenpo a volere fare nulla e a volere tu ire tosto. Credo sarà il meglio tu vadia, e poi, alla tornata tua, noi achonceremo ongni chosa. Per Nanni abiamo ricevuto quanto mandasti. Del fitto auto da Iachopo nonn è altro a dire. Del Podestà di Barberino è spiro qua, e non di meno anche fo fare una lettera da' Singnori, e poi farò la ragione a l'uno e a l'atro, cioè a tutti. Dite a Nicholò di Piero che noi manderemo la lettera sua a Bolongna. Perché parte Arghomento, non vi poso dire altro. Idio vi ghuardi. per Francescho di Marcho, in Firenze. Monna Margherita, donna di Francescho di Marcho, in Prato. 1398 Da Firenze, a dì 22 di lulglo.