Al nome di Dio, a dì 17 febraio 1398. Ieri, per una lettera ch'io mandai a Stoldo gli disi che tti dicése quanto alotta mi richordo che mi parve che fóse di bisongnio, e manda'ti la chiave de la chamera. Di poi mi sono richordato ch'io non credo che tu facési motto a la donna del Podestà, di che ieri, pasando ela da chasa nostra cholle donne di Marcho di Tano, le feci la schusa tua; nondimeno se tti pare, falle una lettera e ischùsaleti: o vuoi ch'io le faccia io per tua parte? Rispondi. A l'atre donne, dirò a la Lapa di Nicholò che tti ischusi a tutte, per atendere a leghare i panni tuoi e a piglare i chaponi. Non ti poso dire altro: manderotti quanto ài detto a Nanni e ongn'altra chosa che mi parà che sia di bisongnio, e penserò a spacarmi e venirmene. Idio ti ghuardi. Per Francescho di Marcho, in Prato. Monna Margherita, dona di Francescho di Marcho, in Firenze. 1398 Da Prato, a dì 18 di febraio.