Al nome di Dio, amen. A dì XXX di genaio 1385. I' ò ricevuto una vostra fatta a dì XXVII detto: apresso rispondo a' bisongni. Del fatto dello parente, chongnoscho voi dite vero d'ongni chosa e sone in quel volere che voi; io vorei volentieri paghare le spese e 'l medicho ed e' fosse alla fine, ché questo è uno de' gran dolori ch'io abbia; io no' lo vidi possa che 'l dì che vene; se llo vedessi gli direi il parere mio e non arei paura di diglelo. Voi fatte uno piccholo conto di Bernabò, che non fu sì tosto in Firenze che fu preso per pratese per lo comune e dicelo vanagroliandosi e dici ch'à uno albergho a Roma, che non è tale quelo di Felice da Bologna; e àmi fatto, a me, grandi proferta, a me e a ttuti i miei; e di te dice quel che tu meriti. Sopra al fatto delle chomposte somi diliberata di non farne: tu ài chomposte assai in chorpo, se tu le potesi isvelenare, parebonti ora d'un'altra fatta, ché, quando mona Piera le facea, sono di spesa assai e sono pure possa ra..... s'io chredessi tu ne mangiasti volentieri, ne farei. ...... ò detto a la ........ che non sanno dov'ella sia, ma e' viene ................. venire in mezo di due balle e verai dormendo, che so che n'ài bisogno; se tu non ti chontenti di questo, manderenti i' ronzino di Piero del Rosso o quello di Biagio, che ssi leva in punta di pie'. Di questo tu di' che mi recherai, non ti soe intendere: tu non mi potrai rechare chosa che no' mi piacia, pure che tu torni sano. Io t'ò iscritto per più lettere tutto l'animo mio, istarò ora a vedere uno pezo; a vedere sa sarà vero ciò che tu die: or fosse pure la metà! Io arei vogla di sapere se tu dormi solo o nno; se non dormi solo, arei charo di sapere chi dorme techo; se mi dirai chi, e tu vogli sapere la chagione perché, diròloti. Tu mi di' sempre che io ghodi e apresso mi di' che tu vogli sempre tribolare: ché di quelo ingrassi tu, che lla pena t'à fatto troppi gran challi a le mani. Io mi sono bene aveduto che tu mi dilegi per ongni lettera, ma e' mi piace. Le cholore debono eserre iscese uno pocho giuso ma io ò fidanza ch'elle tornerano tosto in suso, e basanvi questo. Io non sono achoncio di dire per questa lettera se non frascha, per fare la pace. Altro non dicho. Idio vi ghuardi sempre che 'l buono anno ab'io. per la vostra Margherita, salute, in Firenze. Io non ò mandato il formagio a meser Niccholò Chambioni; dite se volete si mandi, se nno lo partirò e mangierencelo; e non ne mandate più, in però n'aremo assai di quello insino a charnasciale e, pertanto, no' ne mandate più, se non ne volete mandare a 'ltrui; e ricordivi di quella donna che, quando donaste anno il pesce, che disse vi sarebe uno dazio. Sono avisato de' limoni: piacemi n'abiate chomperati, e mandiategli per lo primo. Anchora vi ghuardi Idio. Francescho di Marcho da Prato, propio, in Pisa. 1385 Da Firenze, dì primo febraio.