Al nome di Dio. A dì 5 di marzo 1393. Per Matterello ti mando in tre paoni e mandoti 10 panni e mandoti parechi fichi per Maso e per la fante e mezi quegli buoni che ci erano, e mandoti uno alberelo d'uve seche e manda a mona Giovanna parechi fichi e uno alberelo d'uve e parechi cieci. Io sono stata cho' meser Piero, perché credo che ci abia grandisimo amore, e ògli ragonato di questo fatto che noi ragonavamo e veramente, quanto più lo trasino, più me lo pare trovare buono. Diciemi che, se bene ti richorda, che quando gli domandasti chonsiglio, se gli pareva da domandare i 'basciadori da questo Chomune, per te venisono chostà, dicie che ti dise di no, perché vedea che a te no' poteano esere in auto, e più tosto in dano che i' no, ispezialemente a rifare la libra; dicie che ttu gli rispondesti che meser Ghuelfo e Niccholaio Martini te ne consigliava; diseti ttu seghisi quello che meser Ghuelfo e Niccholaio Martini ti chonsigliasino, ma che, se fose suo fatto, no' gli vorebe, perché credeva che ttu te ne difendesi meglio che no' farebono eglino, perché chonoscie l'animi loro malvagi; e tutto dicie ch'è per ividia. Ò cho' lui pratichato de l'esere chostà e cho' qua, dicie meser Piero che molto gli dispiaque i' ringraziare che ttu faciesti agli Otto e che molto ti chondanerebe volere tenere niuno altro modo, ma vorebe che tu avesi tenuto questo modo: che ttu no' fosi tornato qua, se no' cho' chosa fatta o, se pure fosi tornato, no' gli avesi punto rigraziati, perché no' l'aveano meritati e no' ti potea nuociere nula ogi mai al fatto tuo. Dicie che sarebe tornato qui quando il fatto fose sutto fatto per sì fatto modo no' potese tornare adrieto, e dicie che alotta gli arebe fatti tutti rachogliere e chonsiglio di populo e tutta la brighata e sarebesi doluto cho' loro dell'amore che t'àno dimostrato chon dire che altre volte fose acienato che no' ti avesono l'amore che ttu ti credevi, che mai tu no' lo potresti credere e che, se tu avesi creduto che fosono tanti ischonoscienti in verso te, che mai non aresti sostenuta questa questione che tu ài in chontro a chosì fatte famiglie e a portarne la spesa e 'l dano che ttu n'ài portato, ché bene lo sano. E tutto ò fatto a fine dell'amore ch'i' ò a voi che per me si facieva più tosto d'esere cittadino che chontadino e cho' mio meno dano, perché sapete bene ch'io sono (volgi) soficiente a potere portare la spesa. Dicie che gli parebe da più avervi detto queste parole da sezo: "Io sono isfaciendato di questa mia facienda, sì che sto bene e poso pigliare quelo partuto ch'io voglio, pertanto no' mi voglio fidare di voi, perciò che vegho no' me ne posa fidare, e perché m'è tornati agli arechia che mi minaciate che mi porete tropa grande libra, pertanto no' sono tenuto di tenervi patti niuno, perché no' gli avete atenuti a me, pertanto sono per pigliare quello che meglo mi meterà che chosì si vole fare agli schoncienti". Credo che ttuti si sarebono rivolti a dire ch'a tte fose fatta grazia pe' più loro utole che per amore che tt'avesono; ma, dicie meser Piero, che di questo fatto tu no' te ne isbighestischa, ché, se tu avesi 20 mila fiorini a Vingnone e 20 mila a Genova e 20 mila a Melano che ti toglie a difendere, se questo fatto vane a estimo, che ttu no' potrai mai esere chostresto a paghare più che le procisioni che si veghono del tua. E di questo dicie che ttu lascia il pensiero a lui in chontro a tutti i gudici del mondo; dicie che niuna chosa ti chondana, volendo tu fare niuna altra chosa, quanto le parole avere detto chostà e cho' qua e churerebesi più di quele di chostà che di quelle di qua; pertanto dicie che ttu chotenda a spaciare la facienda perché sène chostà e, quando tornerai di qua, pensa di darti sì buono chonsiglio che tti piacerà per qualunche via tu vorai tenere. Ser Chimenti ti scriverà del suo parere e di quelo di ser Schiatta e vedrai quale ti piacerà di questi. Idio ti dia grazia di piglare quello che il meglio debe eserre de l'anima e del chorpo. Idio di ghardi. Dine a Niccholò, se àne il modo, ci mandi parechi cieci. per la Margherita tua, in Prato. Franciescho di Marcho da Prato, in Firenze. 1393 Da Prato, a dì V di marzo. Risposto dì 5.