Da poi ch'io ebi fato la lettera ch'io ti mando, sì mi maraviglio forte di quelo che m'à deto mona Ave e la Lucia, che di quelo che Fatorino l'à domandate, no' lo vo' chontare per amore di choloro di chui egli à domandato. Per amore che tue sene huomo, che d'ogni chosa ti dai manichonia, ti dirò la verità di tuto: e' dì ch'io veni qui sì desinai e cenai i' chasa Nicholò; no' vi volea cenare ma, per amore di quelo chapone che si morì, vi cenai chon tuta la mia famiglia e la sera me ne tornai qui; e sì feci chamatare tute le pele e' foderi che c'erano, perché n'aveano grande bisongnio, e mercholedìachonciai le choltrice e magiai a le venti ore, perché sai che, quando io chominco a fare la chosa, mai no' la lascio ch'io l'ò fata, e giovedì feci i pimaci: due beli pimaci a le leta, che v'era di bisognio e, cho' tuto ciòe òne aute le mie doglie, ch'io soglio avere; e la Lucia aburatò tra venerdì e sabato venti staia di farina: queste sono le brichate che noi abiamo fate. Andai domenicha matina a chasa i Piaciti e tornai lunedì sera; no' poteti vietare di none andare perché ci veno piùe volte. Lunedì sera dormì mecho la moglie di Belozo e la Franciescha e la Chaterina, per levarci la matina per tepo; e chosì facemo e andamo a vedere quela benedeta tavola e l'atre reliquie [ms.: orliche], noi e tute queste nostre femine, e andamo tute insieme e sì desinamo, ventre che Fatorino ci fece serbare. Desinamo tute isieme e poi andamo a Fiesole ch'era quelo benedeto perdono magiore di tuto l'ano, e pigliamolo, e vedemo quela benedeta tavolo di Santa Maria primerana ischoperta: etràvi etro una volta per te; tornamo la sera istrache e ogniuno n'adò a chasa sua, e fumo tuti i' chasa a le ventitrene ore a leto. Questa è la vita che noi abiamo tenuta da poi che noi fumo qua. Io ne porto manichonia grande per amore d'altrui pùe che di me, perché no' si può fare queste chose no' si risapiamo, arebono ragione d'avelo per male, no' ch'io c'abia tenute brichate, ma mai no' ci cenoe, pure una volta la Tina. Priechoti che di questo fato mi risponda tosto perché ne sto cho' manichonie e, se gli è lecito, me lo scriva chome questo fato fue: te ne priecho, che io t'òne deta la verità di tuto. E gli ène istato qui iStefano, genero di messer Piero: disigli che dicesi a mona Simona che le sua schodele si faceano; risposemi l'avea choperate, sì che pertanto ele si faceano, laserole istare; avevami promeso di dalemi di questa setimana; no' le choperai perché la fazione non era bela ed io facea fare una bela fazione chome a me parea, arebela migliorata Domenicho piùe di venti soldi. Franciescho di Marcho da Prato, in Prato. '395 Da Firenze, a dì III di giungno. Risposto.