Al nome di Dio. A dì 25 d'aprile 1399. Di poi fosti partito cholà da nona, ci venne una soma di pelle angnine barberesche da Pietrasanta, pesarono lib. 505, per soldi ventidue il cento e pasagi usati: e chosì gl'ò dato, e per detta chagione achatai da ser Chonte f. due di zeccha per dagli al vetturale e lb. cinque piccholi gli demo noi, ché chosì monta la sua ragione, cioè lb. 13 s. 4 piccholi, e di tutto ò fatto richordanza al quaderno per modo sta bene, salvo che de' danari di ser Chonte ò fatto richordanza in su n'uno foglio tanto ci siate voi, e poi s'achonceranno chome vorete. Dice il pasagiere di qui ch'e' pasagiere da la Pescia àne erato, in però che la soma pagha lb. 7 s. 17 ½ ed e' n'à tolto lb. VII, e chosì ò renduto al veturale, sì che dice e' gl'à avere s. 17 ½; ògli detto aspetti voi e cho' lui ne sarete d'achordo e chosì farà, sì che ora vi potete voi chiarire chostà quello che pagha la soma e vedere se pagha chome dice. Noi avisate di quanto abiamo a seghuire di dette pelli e quanto se n'à a fare. Le lettere da Pistoia sono ite e dice Neccio le die' a persona fidata e che gl'è suo vicino di rinforzato, sì che non può manchare no' l'abia aute, ma no' si potette richordare del nome suo. Ogi è suto Barzalone a me, a vespro, e disimi chome tu avevi inposto a lui e a Nicholò che dovesino favelare al podestà, e Nicholò è stato ogi di mala voglia, per modo che non si diliberò d'andarvi. Barzalone mi domandò quello mi pareva che facese: risposi ch'egli sapea meglio non sapeva io quello si volea fare, ma che, se Francescho l'avesi inposto a me, ch'io non ne farei nulla s'io non n'avesi domandato ser iSchiatta, perché sa il modo di queste chose e perch'io penso che sa l'animo tuo, non parve a lui, e pure mi gravò ch'io gli dicese quello gli parea da fare, gravandomi pure che se io no' gl'avesi risposto, e' non ne farebe nulla e io, pensando le proferte che tu mi dicesti che gl'avevi fatte e che il tenpo c'era chorto, disigli che sarebe forse e' meglio a non si indugare più a dirgli quello che tu avevi loro inposto; pertanto si diliberò e andòvi; e dice che gli dise quanto tu gli 'ponesti, e simile de la lettera di Vieri, e lo ringraziò molto chon dicendogli che riputava che tutte le chose tue fosono sue, e, quando tu gli proferesti la chasa, che d' egli non ti rispose mai interamente, perché e' non n'avea diliberato anchora l'animo suo di quello che volea fare; ora dicie ch'è diliberato perché e' non n'è usanza de' retori di tornare in chasa i citadini, pertanto è diliberato di tornare in chasa il priore di San Fabiano, perché dice che lunghamente è stato suo amicho; pertanto se' fuori di pensiere: priegho Idio che gli dia buona vita, che senpre gli vorò bene, perché m'à tolto faticha. Se tu me ne credessi, tu paseresti aprile in prima che tu ci tornassi: a buona fine dicho tutto. Mandoti uno paniere in che à cipolle e erbe da orbolato e XX huova fresche e II chopie di formaccio; el paniere si è di Miniato del Sera: fateglele rendere perché me llo richiese quand'io era a Firenze. E più ti mando una zanella, ch'io mando a la Chaterina e a la Ginevra, in che à cipolle e mandorle e una chopia di chacio e XII huova e erbe forte da fare fritelle; di' a la Francescha ne faccia fare loro e diene loro, ché l'è erba da ciò. Ogi abiamo chomincato a scrivere le chose di chasa. Idio ti ghuardi senpre. per la tua Margherita, in Prato. Francescho di Marcho da Prato, alla piaza Tornaquinci, in Firenze. 1399 Da Prato, a dì XXVI aprile. Risposto.