Que' da Prato Al nome di Dio, a dì xxvj di marzo 1400 A dì 22, con lettera de' nostri, vi scrivemo abastanza; poi a dì 23, n'avemo una picchola vostra fatta a dì 9: rispondiamo. Diciemovi promettere per vostra lettera a Benedetto de' Bardi, on. 10 tt. 9 gr. 13, e chosì pagheremo al tenpo e poremo a conto de' vostri di Pisa. E per una v'avamo mandato prima lettera, ch'avere dovete a usanza da' nostri, f. 67 s. 6 d. 4 a oro, per on. 10 tt. 9 gr. 13, a chonto de' vostri di Pisa: aretegli auti e posto a conto de' deti vostri. Sono per queli medesimi ci avete tratti; se no gli arete di vostro ve gli traremo. Solecitiamo ogni vostro fatto quanto possiamo. E' danari si debono avere da voi, abianne auto da on. 3 de l'on. 10; i resto faremo d'avere chon ogni solecitudine si potrà: arenne subito più. Questi danari si stano a l'usato e pocho o niente ci si fa; se non apare altro di nuovo gli potete raxonare intorno a' pregi saprete che farano dì per dì. Più non diciamo per questa, di nuovo non ci è. Per chostà, 45 3/4; Genova, lb. 8 s. 10; ducati vineziani, tt. 4 gr. 16; ducati romani, tt. 4 gr. 14. Cristo vi ghuardi. Antonio e Doffo e conp., in Ghaeta Chome vi si dicie di vostri panni valenzini s'è venduto ultimamente, n'abiamo auti parte e subito n'aremo più e rimetteremo. Li altri vechi ne faciamo ciò poxiamo per averli e, per Dio, non crediamo sendoci voi ne faciesi più: ène chagone il chativo tenporale è; ma per cierto non dèe pasare tropi di giorni ne saremo paghati e chome ci avanzerà solo uno danaro, vi rimetteremo. Franciescho di Marcho e conp. in Firenze 1400 Da Ghaeta, a dì 6 d'aprile