Al nome di Dio, amenne. Fatta a dì 10 di novebre 1385. Di poi sono qui no t'ò iscritto, è la chagione perché di qui no partì mai niuno per chostà venire di poi sono per l'aqua grosse sono istà qui, che Dio sae ha pena ò portato per lo chamino che mai non credetti giugnere. E poi che qui fu', no credetti restase mai l'aqua sì che per questa chagione no credo esere qui a Natalle: farò quello potrò e Dio facia l'avanzo, no si pòe andare contro a vorere di Dio. Ebi una lettera per lo Foino di mano d'Andera dov'era alquati versi di tua mano. Sono avisato quanto ò a dire Francescho sopra i fatti di Domenicho: da poi si sarà veduto a quello ne doverete esere e atendone per la prima quato n'è seghito, e se fatto no l'ài fa' d'avisamene. Io ti priegho, Stoldo, quanto poso inavaziate chonti quanto si pò sì che a Natale ne sia fatto una buona parte sì che Francescho posi dire che tue abi fatto quache chosa, bene ch'io soe per te no rimarà no di meno io ti priegho soleciti Bonisegna vi sete su quato si pò sì che se ne veghi a una fine. E ora si pòe asai fare di notte, piure si doverebe inavazare: altro no dicho sopra ciò se no ch'io ti pregho vi sia uno pocho solecito. Apreso ti priegho istia più fermo si pòe alla bottegha e provedi a chotesti giovani, a Gianino che facia quello debe e simille a Ghido, e digli no sia senpre ghaletto, e dimi chome la fa Gianino, no gli lasciate tropo fare a suo modo, volentieri bada d'Andera lo faci lavorare e diràmi chome la fa Biagio e da mia parte lo saluta e simille gl'atri. Qui ò trovato Aghostino da Pescina e menami per parolle di quello ò a fare cho lui. Fae che Gianino mi vendea le 4 choverte ischachate che sono di pano vechio a lo chanto o dielle a cholui che portava i dardi vendedo che lle venderò: trova ogni modo si vendino ora ne vierno sì che no si ghastino più: datelle per fiorini uno reina l'una o per s. 20 quello si pò, doveranosi vendere ora bene ora ne virno. Preghoti ti richordi Gianino lo facia e miglore modo di vendelle sie di dalle a uno le porti per la villa. Dirai a Nicholaio di Bonachorso ch'io ò dato ordine d'avere la sua chotta: alla tornata farò da Firenze l'arò e sarà bella e buona de modo la volle. Altro per questa no t'òe a dire se none che ti sia rachomandato la bottegha e die Andera che sia solecito a vendere. Diràmi per la prima a Firenze se i chasa viene i Bochi vi stava e chome la fa quella v'è. Altro no ti dicho, che Dio ti ghuardi senpre. per lo tuo Tieri di Benci saluta di Melano. Per Basciano chiegio a Bonisegna uno chitalle di fichi sechi di Nimisi di quegli begli neri, che sieno buoni quanto fare si pò. Io ti priegho a l'auta di questa sia cho Iachopo de Nero e ch'egli chonperi i migliori si trovano e subito gli mandate qui e chostino quello volle piure sieno buoni, fae di solecitare Bonisegna sì che sieno qui a Natalle. La mulla istà nobilmete, è grasa e magia bene non à né rogna né malle i bocha. Sapi ch'è Francesco figlo di Basciano fuori di chasa più a 1/2 mese e no volle veghi i chasa, e Dio sae quello à fatto, e Bascino lo voleva fare bandire di questo paese: forte me ne grava e altro no ne poso, Idio gli dia grazia di bene a fare. Questo tieni a te: pollo dirre a Bonisegna, no lo dire ad altra priesona Istoldo di Lorenzo, in Vingnone. Propio.