Al nome di Dio, amen. A dì 8 di marzo 1395. A questi dì v'ò scritto quant'è suto di bisongno e niuna vostra ò poi e ora vi dirò brieve. I' ò aute lettere da Stoldo e dicimi come sete suto a Firenze e vi sete doluto di questi conti de l'erede di Basciano perché non si traghono a fine. E avete ragone perché per noi non mancha che non s'aconcino ma mancha per questi che son pigri inanzi che nno e anchora per aventura, se si vedesono avere avere chome a dare, vi sarebono più chaldi. Or tuttavia []. I' vi dissi, quando Ghuiccardo andò a Vingnone, quelo s'era fatto di rischontrare e chome per la sua partita più inanzi non si potea seghuire e più che insino non tornasse non so vedere modo che sopr'essi si possa fare niente. E chosì vi dicho di bel nuovo che, insino non ci è, niente si può fare. E se volete dire e v'è Francescho e si dè potere fare cho lui, vo' sapete bene chi è che non è da cciò e poi, volendo, non potrebe perché à da fare di questo suo uficio ch'è Abate di fustani sì che, a tagliare via tutto, a noi bisongna atendere Guiccardo tornni che in questa Quaresima dè tornare da Vingnone, secondo sento e che mi dice Francesco. E quando qui sarà alora vedreno qualo si dè fare e voi aviserò e troverete che per me non resterà. Da Vingnone ò aute lettere da Boninsengna che mi dice come Guiccardo si dè partire e che ànno parlato insieme sopra questi conti e che, inanzi parta, rimarranno in qualche chonpusizione di quelo si dè fare e me aviseranno di tutto. Sì che atendo questo e, autolo, vedrò che dirà e che fare si potrà e voi di chontinovo aviserò. Ebi le 2 lettere mandate a Francesco da Pescina l'una copia de l'altra e delle in sua mano e lette l'à. E sì mi s'è doluto dicendo li scrivete villania e che per lui niente vuole del vostro e ch'è disposto s'achoncino e che lasscia tornare Ghuiccardo e che poi si vegha chome le ragoni stanno e che se dovete avere vuol pagare. Ora, intornno a cciò gli ò risposto quanto m'è paruto e che vede bene per noi non è rimaso e infine siano rimasi in questo, che Dio ve ne chavi e tosto. Credo che tornato Guiccardo il manderà insino a Pixa e poi insino chostì per fatti a fare cho gli Alderotti e sì mi penso verà insino a voi per parlare sopra questi fatti, se sarà ve ne aviserò. [] detto sopra e danari pagati in Giovani de Richo: anchora in questo no vuole fare se non il dovere e dicie vuole vedere le lettere o libri s'è chome dite, e questa è sua risposta, e s'è ragone ve li dà e presto a pagare. Ora i' credo, secondo mi disse Boninsengna, o che voi dovete avere le chopie delle lettere di Giovani de Richo che dichono sopra cciò e più la copia delle partite de libro il perché si vorebono fare trovare a cciò che, venendo in costà Guiccardo, si possino mostrare e anche, s'e libri di detto Giovanni si potessono vedere, sarebe chosa più spaccativa, sì che tenetene omai que' modi che vi pare. E conti di Vingnone e altre scritte e simile i conti di Pixa ò bene in punto qui. Duolsi Francesco de' conti di Pisa, coè delle lane e dice fu passato loro mandato e che delle lane si perde e che non ne dè portare la pena. E sì dice à bene vostre lettere che dichono sopr'esse, coè lettere di que' di Pisa e che fa cerchare l'altre per potere mostrare chiaro quanto rispondesti, sì che sarebe da trovare quela v'ànno mandato di qua che dichono sopracciò a cciò che mostrando si possa anche mostrare le vostre e s'ànno erato, o se fatto quelo chomisono, se ne portino la pena. Perché di chontinovo non v'abi detto sopra questi conti, vo' siate certo che bene spesso gli ò ricordato e senpre m'à detto s'atenda Guiccardo. E vedendo non è huomo da chontare cho lui, e che vogliano noi o nno, ce 'l chonviene atendere né i' sono stato chosì tanto torni. Che Dio il mandi e tosto e che u fine abino!. Dicimi Stoldo per vostra parte vi voresti abochare meco e che, quando si può lasciare sanza schoncio delle chonpangnie, vengna insino chostà per alquanti dì avendo licenzia da Boninsengna che per la vostra parte sete contento, di che vi ringrazio. Come v'ò detto in altra, da Boninsengna ebi più dì è ch'è contento qua a Pasqua, non aparendo altro di nuovo, vengna insino a voi e che in questa torni di presente. E apresso mi dice che a mezo questo mese vi scriverà quanto vorà ch'io facia [] ne l'andare e nel venire. Sì che io l'atendo e seguirò quanto mi dice e voi aviserò che bene arè charo venisse a punto il venire costà con Guiccardo, se potrò il farò. Fate conto che per tutto questo penso eserr spaccato di qui o 'l più altro a 1/2 aprile. E inanzi parta di qui dare' fine a quanto c'arò da fare che a dietro non mi lascierò a fare niente, né avere né dare se potrò a persona e cho la grazia di Dio provederò a questo per modo che altro che onore non ne seguirà. Di poi questa serra è venuto Guiccardo da Vingnone e lettere à portato da Boninsengna che assai a pieno dichono sopra questi conti chome perché per altre a boccha ne sono avisato e richordare non è altro che buono. Ora, chome Guiccardo sarà un pocho riposato e che vegia tenpo sia, li dirò sopra a cciò e vedren che modi aremo a tenere e se chomincare voranno. I' son presto tutta volta e di notte e di dì chome piacerà a loro. Or, sol ch'i' oda loro intenzione, vedrò quelo si potrà fare e voi di tutto aviserò a pieno e non dubitate che per me se ne farà quelo si dè. E se per questo bisongnerà ristare de la venuta mia in chostà, il farò e se non potrò venire ad aprile e verò a magio, pure che per lo stare qualche chosa facia. Tosto si vedrà omai a che le chose debono venire, diròvelo. Stassi pure questo chamino di Vigliana e Pineruolo a u modo e per niuno vi si manda anchora che male a punto viene a parecchi e altro non se ne piuò. Idio provegia a quelo bisongno fa, se di nuovo seguirà altro vi dirò. In servigio di Monte Angiolini ch'è qui e sì vi priegha che una lettera sarà qui, Guido di Ridolfo faccate dare. E un'altra ce ne sarà a un Piero detto Porcelana, vi priegha faccate il simile che ciaschuna sia data di per sé da l'altra. Né altro vi dicho per ora. Qui al presente si fa pocho. E nostri di Vingnone m'àn fatto chiesto di nuovo, penso a ben servilli. Cristo vi ghuardi. Tomaso vostro vi si racomanda, per dì 10. Francescho di Marcho, in Prato. Propio.