Onorando amico carissimo. Più volte ricordandomi a voi in Genova, vi volli scrivere: e riteneami che voi e' vostri pari disiderano sapere novelle della ragione per che siamo qui, e so che le disiderate buone per molti rispetti. E io, per mia onestà, ve lo posso mal dire, o le buone o le ree che ci accaggiono, eziamdio quelle che piuvicamente si dicono qui in Banchi e in ogni luogo. Abbiatemi per iscusato; e pensate che ove si truovano sì fatti cittadini come costoro, non è da astettare di loro altro che fine lodevole. Sì che mi perdonerete s'io per questa non vi do alcuna consolazione, almeno perchè ora siamo in sulle toccative e sulle importanze. Ora ho ricevuta vostra lettera, la quale vidi volentieri. E perchè quello di che mi pregate vi posso servire, il farò volentieri; e la pruova ne farà Andrea, e così gli ho detto. A lui scrivete faccia di me come di Stoldo propio in cosa io possa per lui o per voi, mentro sono qui, o dov'io fosse. Non ci è a dire altro per ora. Sono a' vostri piaceri. LAPUS MAZZEI vester. xxv decembr.