Io mi sto fermo al primo proposito del non andare, se già nuova cagione non apparisse; e io starò desto in su ogni cosa nuova che potesse apparire, e di tutto vi darò propio avvisamento. Stamane fui ad agio a faccia a faccia con messer Giovanni de' Ricci; e veggio non può andare di questa settimana: e a lui, come a padre e benefattor mio, narrai, come accadde, ciò che avavamo detto nell'orto di Barzalone. E dicovi ch'egli s'accorda meco, che quella aggiunta del terzo isconcia il vostro desiderio: voi m'intendete. E io m'intendo; e piacemi che attendiate qui a' vostri fatti: pregando Iddio, che quel tempo vi resta, si conchiuda in laude e gloria sua; sì che quando ci fia picchiato l'uscio, non siamo trovati addormentati nel sonno della morte. Questo ch'io dico è il parere dell'uno de' collaterali. Non so quel che l'altro collaterale se ne tiene, che stette tanto cheto in quello lieto orto. Ma e' fa come i diritti servidori, che fanno della loro volontà l'altrui: salvo che nello spendere a diletto non crede se non a sè. E me tapino, che ho posto il sommo bene sia nello spendere; e temo non avvedermene tardi. La mula vostra mi diè dolore; cioè, che è ventata tanto perfetta, che ora ho io per male che Guido non la menò: che fu' cagione io, in verità, che e' no la tolse. Mai non fu sì fatta bestia, se le darete fatica spesso. La comare non ha altro che dire, che in loda di voi, la cortesia le faceste. E io l'avea accattata una cavalla, che al mercato che passò non ne pote' avere, col basto nuovo, se non VII fiorini. E avavamo a intraversare Firenze a vespro in domenica. - SER LAPO vostro. XXVI aprile.