"Al nome di Dio. A di XI di febbraio 1395. "Questo di fui a Grignano, Barzalone e io, credendovi trovare: trovammo monna Bartola. E vide Barzalone la bella vigna che faceste porre in quattr'ore. Perchè non mi tiene in questo punto di motteggiare, non dico altro. Vorrei che fosse piacere di Dio che io fosse così sollecito ne' fatti della anima e dello corpo come siete voi. Di tutto sia lodato Iddio sempre. "Io lasciai a cotesti miei che pagassono la gabella della terra, cioè la mia parte; come che Istoldo mi disse, che gli pare che voi gli diceste che Santa Maria Nuova aveva di costuma di no pagare gabella di cosa ch'ella vendesse: ma no me lo affermò. Di ch'io gli dissi: Guarda che tue non erri; imperò io era uno di questi dì a Santa Maria Nuova, e vidi che ser Paolo vendè una casa, e ser Lapo fece la carta; e colui che comperò, domandò come si paga la gabella; e ser Pagolo disse: Come se tue avessi comperato da uno altro. Ma no lo direi di certo. Ma tanto vi dico che se io hoe a pagare tutta la gabella, bene lo mi dovavate dire quando mi scriveste della terra, che mi diceste il prezzo; dovavate dire: A tutta tua gabella. Or come ch'ella vada, io rimarrò sempre per contento: ma dicolo per una altra volta, quando simile caso v'accorresse: chè non è onesto, quando l'uomo si credesse comperare una cosa fiorini 15, ed ella viene 15 ½. Dicolo per amore di voi, acciò che niuno si potesse dolere di voi. "Io vi priego che voi ricordiate a Guido i fatti miei della prestanza. Io mi scontrai in Matteo di Niccolò, e prega'lo ch'egli mi raccomandasse a Lorenzo d'Uberto degli Istrozi. Rispuosemi che lo farebbe volontieri; e poi mi disse: Fatti a Guido, che non ha uomo in Firenze per cui Lorenzo facesse quello che farebbe per Guido. E per tanto vi prego che voi ricordiate a Guido che gli parli, o gli iscriva una letteruzza; e se vi pare, lo faccia ricordare a messer Francesco; e anco, se vi pare, ricordatelo a Francesco Federighi, come ch'io n'hoe poca isperanza, perchè non mi credo ch'egli v'aoperi molto bene: egli ha di quello che avea Andrea di Niccolò Betti. "Io credo essere costì domenica mattina, e starovvi tutto il dì, o verromene la sera: tutta volta no lo so di certo. Ma se vi paresse che fosse di bisogno, ditelo; e avvisatemi se Guido hae ad andare di fuori a questi tempi. Io venìa a lui quando mi parti'; che m'era detto ch'egli avea male di fianco; e Nofri mi disse non era vero, ma che facea così per non andare a Bologna. "Se vi pare da mandarmi quello capomaestro della Torre, ditelo, in caso ch'io non venga costì la domenica, come dico: chè non vi verrei, se lo ci mandaste. "Per questa farò sanza piùe dire, perchè non sono troppo allegro di piùe cose. Che Iddio vi guardi sempre. Per Francesco di Marco, in Prato."