Questa lettera ricevetti questo dì da Barzalona, per mano di mio vicino che torna di là. Mandovela perchè vi possiate avvisare di vostri fatti. Domandai il vicino di Simone e di Luca: disse bene di catuno; e afficcandomi io pure de' portamenti di Luca, disse: Ser Lapo, egli è oro di ventiquattro carate! Più là non andai. Or costui è stato là due mesi, e non è però uomo troppo ingegnoso, ma mercatanzie ha pratiche assai. So ch'arete auta pazienza delle mie lettere per l'amistade nostra: ma se guardarete bene quanto fallaste contra me, all'amore e alla fede v'ho portata con metter el corpo alla morte o allo iscacciamento della città, e l'anima in dubbio, voi faceste troppo peccato a pensar di me inganno contra voi, in servigio de' poveri di Santa Maria Nuova. Iddio vi guardi da provar di questi colpi da uomo cui tanto amiate. E allegaste la compera di quel buono uomo, che pagò gabella intera come gli altri: ma quelle parole furono dette in sulla parte della gabella; perchè ser Paolo può vendere al modo comune, e pagasi 6 1/4 come dell'altre; e può vendere in modo che egli obbliga il Comune di Firenze a far buona la cosa al comperatore, e paga 7 ½. Sì che noi pigliamo il modo usato: egli diè della casa fiorini 80, e paga egli tutta gabella; e ha nome Benedetto Martini calzolaio. E io mi sento i panni lani netti, gratia Dei, ch'io ho ardire in difendere la mia innocenza. Ma certamente io pensai che per qualch'altra cagione voi mi vogliate perdere, a pensar di me sì vile cosa; o forse pensaste ch'io ne guadagnasse. E io rimango contento a ciò che è di vostro piacere; non avendo, e non ho, niuna cosa. Iddio il vede; Iddio mi gastighi, s'io ce l'hoe; o s'io avesse fatto altrementi per Guido. Io vi dirò cosa in tra Dio e me e voi, che direte: io non potea scrivere di meno, pe' fatti dell'amico; il quale mai non avete conosciuto. Io dico, mai non avete conosciuto nè amato, come si dee, secondo Iddio e 'l buon mondo: egli è un . Io ho già letto, che gli è matta cosa a perdere l'uno amico l'altro, per vil cosa che nell'amistadi s'intraversino. Io non perderò mai voi, tanto è entrato l'amore nell'ossa e nell'animo. Ben voglio da voi, che s'io ho mai errato iscientemente contra voi, starne alla sentenza vostra. Dicemi ser Paolo, che n'avea fiorini 14 3/4 netti, e non gliel volle mai dare: egli è vostro vicino, e ha terra comune: domandatenelo. Or vedete s'egli era onesto che ser Paolo la desse a voi per quel medesimo, e partissesi da chi l'ha comune per non diviso. Ma ogni cosa fe per servirmi, per lo primo servigio gli chiesi mai, e sogliene obbligato. La lettera vostra dicea non so che del capomaestro. Fu tanto il dolore e la malinconia mi deste a torto, ch'io non pati' di leggerla. Se da me volete nulla ch'io possa, farollo al modo usato: ma tanto meno volentieri, quanto io veggio che avete sì cura delle vostre ricchezze, ch'io ho paura non siate amico a Dio com'io pensava. Ser Lapo vostro. XV di febbraio.