Molto arei a grado mi mandaste questa oggi a Prato, o almeno domattina, se avete il modo; e se noll'avete, tanto s'indugi ch'ella vi vada. So ch'avete pazienza d'ogni noia ch'io vi do, e cognoscolo. A questi dì più volte v'ho veduto, avendomi prima posto in cuore di dirvi una cosa; e poi ogni volta vi veggio tanto occupato nell'opere vostre, ch'io l'ho taciuta. Francia, io mi sento pugnere la mente spesso di ricordarvi il bene dell'anima, e l'onore della fama vostra; e arei paura, non dicendovelo, ch'io non n'avesse da Dio qualche isferzata una volta. Molte volte dal vedere morire ser Paolo in qua, che fu sì fatto uomo, e in quella malattia mai non ebbe licenza dall'affanno suo potere parlare che bene andasse, ho auto in animo di dirvi, che se voi non provvedete a porre qualche paroluzza in su quello testamento che faceste già, io veggio ch'egli è agevol cosa che 'l Vescovo di Pistoia, o quel di Firenze, abbia tutto l'avere vostro; e consumarannolo in disfare debiti, e in cavalli, e in conviti; che, lasciamo star l'anima, ma solo della infamia non sarò mai lieto, s'io morissi dopo voi. E se volete pur dire: E' ci ha tempo; io spero in Dio! vi rispondo così: Voi presummete pure d'aver tempo assai, come se Dio non sapesse come avete ispeso quello tempo che v'ha dato! Non dico l'abbiate messo in usure o ghiottornie; ma voi stesso conoscete, e tutto giorno dite e doletevi, d'averlo speso in cose vane, e che passano e seccano come 'l fieno o 'l fiore, ec.. Io ho pensata cosa, che di fatto la farete, sanza mutare per ora testamento: dirovvelo a bocca, e aretene consolazione: e che che caso s'avvenga, non perdete l'acquisto vostro dinanzi a Dio, e non guasterete la fama vostra, e i morsi ch'arebbono i vostri amici. E se non che siete sempre in compagnia e in noie, verrei a desinar con voi. Voi m'invitate pure in dì non feriati, o a conviti miei nimici. E ove mai non lo mutaste, almeno arebbono i poveri di Cristo, a cui lasciaste già, e non i ricchi del diavolo, la redità e l'acquisto vostro. Penso questo ricordo sia grazia di Dio, e di santa Caterina martire. SER LAPO vostro. E quello m'è entrato nell'animo è questo: che voi facciate una brieve carta di questo effetto, che noi chiamiamo codicillo; cioè: Che in quanto accadesse voi, a santà o infermità, non mutare o non aver mutato vostro testamento che già faceste, ove erano reda i poveri di Cristo; che in questo caso, cioè non aveste mutato, volete che i detti poveri di Cristo abbia a nominare o 'l Comune di Prato, o tali Consoli o tali, o tali uomini da Prato o da Firenze, o tali come voi vorrete dire. O ancora meglio: Che volete ch'egli abbino a nominare certe persone scritte di vostra mano, e suggellate e chiuse di vostro suggello: la quale n'avete una scritta suggellata in cassa, una n'avete data suggellata al Priore degli Agnoli, una al tal Priore, e una al tale, ec.; sì che non possa mancare che, di qui a venti e trent'anni, una non se ne ritruovi. E tutte queste cose non vaglino nulla, in quanto mutiate testamento. Or pensateci su: questo vi dee molto piacere. E non abbiate a beffe la fede e l'amore che v'hanno gli amici vostri: e io sono in quel numero, benchè disutile sia.