Assai mi seppi tenere ch'io non ridesse un poco veggiendo la tribulazione e l'affanno vi date de' fatti d'Antonio da Camerino, vie più che non farei io, essendo io preso nelle Stinche; e quanto apparecchio n'avate fatto per parlargli, se non fosse la brigata vi sconcioe. Veggio bene, e apparo da voi molto, s'io volesse esser ricco. Ringrazio Dio, ch'io non voglio sapere questa arte; chè la mia ricchezza è stare nell'animo lieto e giocondo; che s'appara, come disse il buono Bolognese, per far bene e vivere virtuosamente. L'altre cose, com'elle si vadano, ridere, e lasciare andare. Pur, per la vostra bontà, qualche cosa n'arete fatto col nostro padre Niccolò da Uzzano. Non seppi sua venuta, se non da voi ora; però no gliene dissi: ma agli amici non è bisogno il priego a cintola. E pure sperava che Antonio mandarebbe qua a pagare; tanta fede n'ho da' nostri Dieci di qui sopra la guerra. Stasera è tornato Stoldo con vittoria, che co' messi e colla forza di qui ha preso tutto; e andarono con tanti a cavallo pur da Prato e con tanti avvisi, che Brogliole o Antonio da Camerino non andò mai a pigliar castello con tanti avvisi. Infine, se n'è auto e arà onore; e catuno è isbigottito. Hanno preso, a mio parere, il valsente di fiorini mille buoni: di colui Giannini non mi pare v'abbiate a travagliare; chè e' tocca la briga a coloro che pèrdono, non a voi. La chiusura da Filettore sopra tutto voglio pigliate in pagamento. Ser Chimenti sarà costà. Attenderò quello farete con lui. In questo mezzo non faremo più nulla: perché le cose sono sode per voi; ed è fatto buono piedistallo. Delle due cose l'una s'è a fare: o esser voi pagato, e lasciar tutto; o pigliare in pagamento con la Corte di qui, e fare stimare per gli stimatori al Podestà di qui. Ed è questo uno piato lunghetto. Ma per ora indugiarei un poco, a vedere che ordine danno questi creditori. E in questo mezzo caccieremo chiunche v'entrasse su. Stanotte, che non ceno, scrivo per mettere domattina a banco ciò che costoro hanno fatto a Prato. Poi fatto ogni cosa, vo' mostrare a messer Torello s'io ho fatto con ingegno. E dirògli della vostra paura. Nofri d'Andrea si sta pur nel letto: Iddio l'aiuti. Tutta mattina lasciai ogni cosa per esser al Vescovado cogli avvocati e procuratori e co' tutori de' pupilli di Meo Cambioni: che ben è lor fatto addosso grande setta e siepe di domandatori, e aveano tolti tutti gli avvocati. E se non che ho dato conforto a questi due con la forza dello Spidale, cioè F. Cambioni e Paolo, sarebbono venuti meno. E tutto è cagione d'uno vostro amico volontaroso, pur che e' toccasse! Iddio l'allumini. E a me dia grazia ch'io possa ognuno aitare della ragione, e nulla guadagnare. Ben è vero ch'e detti fatti di Bartolommeo fo in parte per lo Spidale, e allo spidalingo l'ho detto. Cristo vi guardi. Alla mia lettera stretta e lunga, de' 30 dì, non fate altra risposta a me; che dite farla: chè troppa briga avete. Statevi ora a Bologna, però che costà ella è pur nella fine. Qui dubito più al marzo, che costà; all'esempro degli altri luoghi. - SER LAPO, venardì notte, V novembre.