La vostra ultima ebbi sopra ' fatti di quelle buone donne di Niccolò. E per certo, Francesco, quando voi volete, io dico in verità voi avete del Guido e del Giovanni d'Arrigo in avvedimento; chè troppo bel trovato faceste a riuscire in sì poche parole e in sì bello modo, della lunga materia ch'era la richesta di quelle donne; ed era cosa da non poterne costà pigliar più bello nè più leggiadro partito, per vostro onore e loro; cioè, a me mandare le loro richeste e la vostra intenzione, e che a voi e a loro io dica mio parere, e a ciò volete star contento; chè ben lo potete fare. Ho scritto loro, mi mandino il testamento e le scritture; e studiatole, dirò mio parere. Voi ve ne siete in tutto fuori, e io rimango ad accordare le cetere; e farollo ben volentieri e, grazia di Dio, sodamente. Or dicol pertanto, che quando non avete la mente ispezzata pe' viluppi, voi vedete assai: almeno più ch'altre non si dà a intendere; e io non sono di quegli. Così sapeste voi acconciar voi stesso, come ancor credo farete. L'altra che mi piacque, fu la commissione al dirieto faceste a Stoldo e me, brieve e soda quanto potesse esser e bella, venuta da savio uomo. E holla serbata, e serbo: di tutte l'altre non ho niuna: che ancora spero leggerla ai Sei, con cerchio di mercatanti, per lo fatto del sindicato, ove arò a intervenire. Molte altre n'ho aute, che paiono uno podere ove sia abergato un campo di gente d'armi una notte: sapete, qual pare lavorato, qual sodo, qual parte cade, e quale è arsa. Penso però, anzi sono certo, che l'amore vi fa voglioso di dire tutto con l'amico: dall'altra parte, le 'ngiurie e gli affanni in che spesso vi trovate, vi fanno accanire, che non vorreste mai ristare tanto che isvelenato siate, poi vi riposiate. Bene avea caro parlare con voi due notti insino a dì, a vedere se Iddio ci avesse aitato, pe' miei ricordi, tanto che voi apparaste in questa etade a vivere mansueto e pacifico; almeno di non turbarvi di quelle cose che Dio permette che così vadino, acciò che ci volgiamo a lui, e non ci appoggiamo al mondo vile, caduco e cieco. Non ha voluto lo Spidalingo, per paura di mie malattie; e pur qui si sconcerebbe. All'apportatore mio amico, che manda lo Spidale a Matteo de' Ricci, c'ha nome ser Giovanni Ugolini, per recare e far ordinare que' Consigli, farete dare fiorini o ducati venti, se da Matteo de' Ricci non gli avesse: che penso gli arà presti. E costui vi sia raccomandato, se di nulla vi richiedesse; fuor che con voi nullo modo il ritenete, chè lo sconciareste. Ser Piero vide la vostra lettera del fante accompagnaste a Vinegia, e ebbela cara. Dice, Iddio vel meriti. - Ser LAPO. VIII di gennaio.