Al nome di Dio. Ame. Fatta a dì XXV di gennaio 1391. Preghovi che mi ispacciate di darmi i resto che debbo avere da vvoi dello lavorio ched io v'òne fatto. Sapete che gli è u mese o più che mi achomiatasti dolciemente chon bel modo. Molto cie ne maravigliamo, e no mmi pare che fosse molto senno, avendo lasciati assai lavori in tavola e mmuro per fare il vostro lavoro. So bene il danno che mm'è gittato. Arrò inparato alle mie ispese e no mi intreverà ma' più ched io nonn abia parechi lavori, sichè no rimarrò sanza lavori chome sono rimaso ora. Però vi vo' preghare che vvi debbia piaciere se siete chontento alla iscritta, che feci iscrivere a sSimone presente Istoldo, della adimanda del detto lavorio. Fovene grande apiaciere. Se no fossi chontento è di bisongnio che vo' chiamate u maestro che ssia buono e soficiente dell'arte e discreto. Ed io ne chiamerò un altro che ssarà buono maestro e soficiente e discreto, e faranno quello che ssarà giusto e ragionevole. Poi, fatto questo e achordato dello lavorio ched io v'òne chonpiuto e voi vogliate ched io chonpia il lavorio ch'ène chominciato in san Franciescho, vorrone essere chonn eso voi, e ssì faremo patto delle chose e delle istorie che vorrete fare faciendovi appiaciere, sì che credo che rrimare' per chontento. Altrimenti io no verrei a farvi più nulla, se questo ch'è fatto no si chiariscie prima e ch'io sia paghato. Prieghovi che nno vogliate più termine a spacciare questo mio fatto. Penerassi meno di tre ore a fallo vedere e chiarissi d'ongni chosa. Per lo vostro Nicholò di Piero dipintore, in Firenze, al vostro piaciere. Idio vi guardi senpre. Rispondete tosto. Franciescho di Marcho in Prato propio 1391. Da Firenze. Dì XXVI gienaio. - R.