+ Al nome di Dio, amen. Dì XXVI febraio 1383. A dì XVI di questo vi scrissi, (e) fu risposta di due vostre, le quali buon dì à avia auta l'una; l'altra trovai qui quando tornai d'Arli, a le quali a pieno non fe' risposta per corteza di tempo, ma alchuna chosa vi rimasi a dire vi dirò apresso. Per l'altra vi dissi quanto fu bisognio ne' fatti di mio fratello (e) chome da llui aspettavo risposta di giorno in giorno, e auta, a pieno ve n'avisarò. E sì chome vi dissi, molto mi sare' a charo fosse, dove fare potesse vostro onore (e) pro perché tenuti ne siamo. Ora, auta sua risposta, ve n'avisarò. Sovente saluto i signiori vostri (e) amici per parte di voi e fo loro larghezza di quello che niente non chosta, ma fate conto tanto dura loro amore quanto pensano di meglio valere di voi. Altra amistà non ànno a persona. Or noi ce ne pasaremo legiermente, (e) senza vostro danno e in buona fé non ci bisogniarà istimare dette fino a qui. Con Tieri mi porto giusta al sapere mio il meglio posso, ma io non trovo in lui fino a qui altro che tutto bene (e) buono amore, (e) a buona fé ricevo da lui asai onore, ed è persona da bene (e) vuolmi la sua bontà mostrare in lavorare, ma il tempo pocho che abiamo non ci lassa. Nientemeno, quando verrà a punto, non sarà che non sappi fare in parte quello che dire volete, e a l'animo mio è bastevole. Visto ò come dite che non mi chale avere molti consigli in chosa abia con voi a fare, (e) chosì so' certo (e) credo per sperienza potreste sentire che chosì è, ché voi sapete, quando chon voi venni a stare, vi dissi l'animo mio, (e) di poi, al partire vostro di qui, ve· rattifichai, e quello medesmo vi confermo che voi tengho per padre (e) per maestro, (e) sotto il vostro consiglio (e) corezione voglio stare (e) avere onore, ché più il pregio che molti, e avendo questo, mi rendo sichuro che tutto bene me ne verà però che in bene fare non si perde già mai a lungho andare. Or io conoscho voi sì savio che meglio m'intendete ch'io nol so dire. Le condizioni di qui sono reisime fino a qui, e a giornata pegiorano, (e) pegioranno sicondo quello che albitrare se può, (e) fanocisi chose asai sconcie (e) ladie e espessi torti, (e) voi venite da la fossa ne' fatti vi sapete, e ancho non sete de' più gravati. Fate conto qui si sta con gli artigli aperti per trovare chui chaluniare per meglio valerne. (E) fate conto la villa di qui à consentito dare ora al papa f. X.m che si dieno mettare per li mestieri per fare questa enpresa che ora si farà a primavera. (E) fate conto pocho à fallito che qui non si sia messe cabelle a la merchantia. E se non fosse la buona chura de' cortigiano [sic], fatto si sare', però che i provenzali già la consentiano. (E) solo si pagherà la taglia o vero dono perché detta chabella non s'è messa, ma fate conto, spesi questi, veremo a la gabella, (e) chosì inseguendo di chosa in chosa. Perché voi mi domandate consiglio (e) di mio parere, ed io, vostro onore salvo, non saprei pur consigliare me, nunche voi che più vedete dormendo ch'io veghiando. Nientemeno, con riverenza parlando, perché siamo sulle chose, vi dirò mio parere, e voi chome savio pigliarete partito. Chome voi sapete, egli è pur di bisognio che Tieri vada a Milano per saldare e conti (e) per sapere il volere di Basciano, (e) simile per fornire asai di chose che qui fanno bisognio, e credo partirà tosto. Or chome da Buonansegnia sete di questo a pieno avisato. Per che a me pare - (e) così n'ò conferito chon Buonansegnia - ch'esso chomprasse chose per qui tante fossimo bene forniti per modo faciamo asai denari sul fatto, però chi [sic] molte chose si vende l'una per l'altra, (e) voi il sapete. Questo dicho perché senza falta qui si farà grande sforzo per pasare di là, (e) sarà chosa subita e da uscire di fangho, però chi [sic] qui si comincia aparechiare. Miser Giorgio va a Parigi, (e) simile misere Nichola da Napoli per fare compimento a questi fatti. Qui è il sinischalcho di Provenza chon molti chaporali venuti di chostà (e) da lor sentiamo che chosì sarà sanza falta, sì che questa sarà un'altra vendemia, (e) noi faremo denaio a bun merchato o secondo che 'l tenpo ci consegliarà di fare. E non pensate che asai robba si vendarà perché la giente tocharà denaio. Per che, fino che altro sinistro fatto, questo non ochorre. Non pensso che qui si faccia altra graveza né altra chosa, (e) noi saremo alora venuti su denari (e) manderemo chostì o altrove, (e) poi staren un pocho a vedere il fine de la chosa, (e) giusta al tempo pigliare partito. Or queste sono chose a scrivare di lunghi proemi, ma voi sete savio e intendete la sustanzia. Con Buonansegnia ò conferito il fatto di Nicholò Pentolini, e in conclusione per ancho non mi pare ci sia il modo, però che esso à agiunto aviso al danno, cioè che tutto questo anno à fatto comperare biado a Valenza - (è) là stato un suo giovane - sì che qui v'è acholato tutto (e) ancho à là suso il biado. E a buona fé, sicondo si spera, il grano varrà tutto dì meglio, e bene lo vore' per amore di lui, o vero perché fossi fuore d'obrigho. Or noi vi faremo nostro potere che così sia. Con misere Orticha ci ritegniamo (e) lui serviamo chome singhulare amicho, (e) non à troppo che comperò una chasa, e per detta cagione li prestamo f. LX d'oro, e quali die rendare fra II mesi, (e) chosì ci à promesso, col pegnio intendete sano. E simile con misere Bonifazio, perché sovente abiamo auto bisognio di lui per li chasi ochorsi, (e) chosì faremo per l'avenire, (e) a lui vi racomandaremo sovente. Altro non so che a dire v'abia. Tutti e vostri conoscenti salutarò per parte di voi, (e) di loro esere per altra v'avisarò. Che Idio vi guardi! El vostro Andrea di Bartalomeo vi si racomanda di Vignione. [indirizzo:] Francescho di Marcho Datini in Prato. A. [mano di Francesco; data di ricevimento:] Da Vingnone, a dì 19 di marzo 1383, chon quelle di Pisa.