Al nome di Dio. A dì 13 di gienaio 1392 Noi ricievemo sabato sera per la schafa di Chaio di Nucio da Chapraia uno pondo di sevo e una balla di stretura d'altri arnesi le quali i vostri di Pisa ci scrivono la mandiamo a Prato a Francescho di Marcho dette cose no sono da mandare, sono per charro e noi no trovamo charro vi andassi per le chative vie sono. A volerla pure a Prato al presente chonviene voi ordiniate di mandarci qualche corbello e in quali corbelli converà si metta il pondo. Iscrivicillo a voi perché n'avisiate Franciescho di chostà inperò di qua no ci va persone a Prato perché noi gli posiamo iscrivere noi di qui. Noi pensiamo che Andrea il quale venne qui v'arà informato del fatto di Checho di Michone quanto per noi sene facia e à preso V'arà detto chome il pasagiere di Santa Ghonda ci comandò per parte de' maestri delle porti che tre balle di coiame le quali ci lasciò Checho, che noi le tenesimo a petizione de maestri per Checho di Michone. Ci disse a noi che avea sodo di paghare per di qui a dì 20 di gienaio, pertanto se potete ordinate chostà cho' maestri che il malavadore di Checho né Checho nostro istato a paghare a Santa Ghonda inperò se paga pensiamo sarebe malagevole a riaverlli. La chagione il perché noi crediamo che questo chaso sia avenuto a ripesare la merchatansia che Checcho di Michone e tolse in Pisa da cierti da Pistoia a conduciere al porto venti saccha di lana sopra di sé cioè isgaberllale loro per modo no sarebbe detto niente loro delle quali cose cierti padroni i quali jo no so bene chi si siano dovere dire al pasagiere che Checho de la merchatatia ch'egli rechano ch'egli no ne rapresentava bollete gli erono date in Pisa da merchatanti anzi si feciero bolleta da sé e mostrava loro quelle avea fatto egli questa che adivenuto co' loro il quale il disono veramente no 'l disono per fare danno de merchatanti anzi jl disono credendo fare dano di Checho. Altro per questa no vi diciamo. Cristo vi ghuardi. Per Piero di Pagholo Lotti e Fratte Giovanni, al porto di Singna