A lo nome de Dio; amen. Facta in Genova a dì XXX d'agosto MCCCLXXXXII. A segurtà e con fidanza a voi scripvo, pensando che voi sopra de mie avereste e avete comandamento in ogni cossa, la quale per mie a voi se potesse fare; e pertanto con segurità scripvo. Òe scripto più et più letere a Tendi di Justo, il Tendi è mio fratelo carnale e habita ne lo destrecto de Prato in la vila de quale Tobiano presso a Prato doe mige; e tra le autre letere ne dedi una a Ludovico Marini de Fiorence mercante a Genova, e lo quale è mio compare e magiore, il quale Ludovico la dicta letera incluse intro a una sua, la quale a voi mandava, azò che de quela se potesse avere riposta. E ò veduto per vostra letera a Ludovico per voi scripta, come la dicta letera lo dicto Tendi de' avere auta, e che voi credevate che de quela avesse auto riposta; unde a voi asapere fazo, che de quela ni de tree autre non ò auto riposta. Penso sia per defecto de lo dito Tendi: o che no abia reposto o no dia le letere a cui li ò dito le dia. E pertanto in questa parte voi con segurtà agrevo, che ve piaxa, per amor de Ludovico et mio, mandare per lo dito Tendi, e a lui dite a questo fato quelo che a voi pare, e che a voi dia reposta de quela ultima letera; e a voi piaxa de mandarnela con quele che voi manderete a Ludovico Marini o autro in Genova, perzò che da tuti sono cognosuto e massimamenti per genovesse propio quanto da li genovexi, e così sono. Per PIERO de' BENINTENDI habitatore in Genova ne la contrà de Marcantone il quale voi monto saluta e de le predicte cosse voi prega; e se per voi posso fare alcuna cossa, sono presto a vostro comandamento. La moria è qui, e vane per jorno sotesopra forsa da quindici. Dubitiamo che a tenpo no sia più cauda. Christe remedie qui et autrove.