A lo nome de Dio; amen. Adì XXIII de dicenbre. In Genova facta. Ebi vostra letera a dì XVII de lo dicto meysse, facta in Firence a dì XI, per la quale ò inteyso quelo che è de bissogno, e sopra le autre cosse con reverentia me doiho de voi in quela parte donde mostrate no volere darme tanta fatica; e pertanto no è de bissogno ni voiho in niuno vostro fato sia resparmiato, perzò che, resparmiandome voi, a mie serebe de dispiaxere, e, comandandomi, sì n'ò piaxere, unde no bissogna più dire. Per Andrea de Bonano penso che voi sapiate che è intrato a Genova sano et alegro; et foi con lui e fomo d'acordo, che in quanto lo venire v'atalentase e fosse de bissogno, che voi potavate venire a Genova, considerato che asai se stava in reposso, e cossì credo v'abia scripto. Unde quelo che possa è sequito da sei o cinque jorni in qua è questo, videlicet: che è stato electo quatro officiali per cavare ogni sbandito de bando, e àno mandato il bando che ogni uno se debia apresentare. No credo che fino a qui niuno se ne sia apresentato. Penso che questo sia per alcunno demonio de homini indemoniati, li quali no voihono ben vivere, eli quali sono marcontenti che ben sia. No so che se fie nè la fine. Christe li aspire. In apresso sono in Bisagno, longi da Genova da tree in quatro miiha, tra una parte e una autra, li quali sono tuti ghibelini e l'una parte e l'autra, e tra li quali se recepta monti sbanditi. Aveano tra loro, monti meysi passati, morto più homini, e erano venuti a concordia e paxe, e niente di meno l'una de le parte a questi jorni presenti àno morto uno de l'autra parte. In apresso queli Polcevera, alcunni malifatori se sono a questi jorni presenti butati su le strate, e àno morto e derobato homini. In apresso, a jorni XX de questo meyse, andando lo cavaleri, o sia l'oficiale de lo podestà, dentro da la cità de Genova, se intopà in uno che avea uno cotelo, et, vovandolo levarghelo, elo misse mano a lo cotelo e cinque o sei autri missono mano a pietre et, brevementi, ferirono l'oficiale; e fugetonsi tuti soi serventi, e fexeno questo dissonore a la corte. E questo avene chè la corte è sì ben fornita de valenti homini et ben armati, che no v'ebe niuno che rexistencia volesse fare, salvo lo cavaleri, che foe ferito; unde monto male n'è parsuto, et per queli quatro maestri de tute le arte credo che pur ne fie vendeta fata, ma no se può cossì tosto inquernare hogni cossa. Alcuno dixe che ne lo fine le cosse de questi artefixi arano efecto, alcunno dicono che no. Christe secori queli che àno buona e leale intencione, e destruga ogni marvaxio et traditor. No posso al presente autro dire, salvo che le galee de Soria sono in Rivera. Penso che Andrea ve ne scripverà, per che no curo a scripverne. De la vostra venuta, seando in Toscanna moria, e' me credo che voi seguramenti posseate venire qui a Genova, perzò che se autro fosse, voi arete presta l'andata de Genova a Saona. No ò autro al presente che dir, salvo che e' sono a ogni vostro piaxere e comandamento sì como de mio magiore et signore. Christe aora e sempre ve lasie prende buono consiiho per l'anima e per lo corpo, e ne conserve in la soa gratia; amen. Per PIERO de' BENINTENDI, etc.. Mostra che questi quatro maestri de le arte voihano prender sodati et buoni.