Al nome di Dio, a dì 16 di dicenbre 1385. Per atendere a' fatti di Pagholo d'Andrea non t'ò iscritto nè a tte nè a pùe altri. Iscrisi a Lorenzo per fretta credendo che Domenicho non partìse chosì tosto. Sono istato qua e trovato òe la brighata: istanno bene, salvo Iacopo è uno pocho di male nella ghola, ma e' fa ciò che bisongna. La fante ch'i' òe trovata qua non è quella ch'io credeva, ma pocho è milglore. Quando piacerà a Dio sarò fuori di questi fatti. Volsi fare l'una chosa aprèso l'altra. Àmi fatto grande festa monna Partta e tutta l'altra brighata. La notte ch'io venni, dormì mecho la Chatarina. A monna Partta t'òe ischusata della tela. Molto arebe charo che noi istesomo que tutti, tanto quanto ci starà ella; simile Michele. Vorei ci fosomo istati insino a questo dì se llo melglo dovése esere: ora è pure chosì. De' fatti di Pagholo credo avere grande onore. Tosto ne sentirai novelle chon suoi guai: questo tieni a tte, fae vista nulla t'abia detto. Io non so s'io potrò esere chostà innanzi Pasqua. In questa settimana ti saprò dire tutto, se piace a Dio. Pensa a ghodere e datti guardia della familgla di chasa, fae per modo ch'io non abia l'una malinchonia sopra a l'altra: pónti a chura di tutti e fa quello credi che bene sia. I panni tuoi ò dati per f. 21: chosì dice Michele che pùe non ne volea dare. Non volglo avergli pùe a tramutare: fàccaci Idio sani! Panni aremo asai: potérone avere f. 23, ora sono tornati a f. 21. Da Prato ti risposi a una tua lettera fatta di mano di Simone: credo che questa farai lègere a lui e pertanto a lui dicho in questa quello mi pare, e tue gli dì ispeso quello ti pare; e se fa quello non dèe, scrìvilomi. Per Domenicho d'Andrea ti mandai la mula: falla bene ghovernare. S'io n'arò bisongno manderò per esa, e se noe, aspeterolla insino Domenicho la rimeni in qua: dìe alla Bartolomea che n'abia bene chura. Credo la zia sia chon techo; se tti pare, s'io no vi sono alla festa, manda per la Cilia che facca la festa chon noi, che credo n'abia bisongno. Pensate a darvi piacere sanza veruna malinchonia, e guardate bene la chasa; fae serare di buona ora il fondacho, e lla matina ti lieva di buona ora, e vivete ordinati ora ch'avete il modo: Idio ti guardi. Da mia parte saluta la zia e lla Francescha e tutte gl'altre di chasa. A tte, Simone, ti ricordo quanto ti disi: non mi puoi fare magiore dispiacere che fare ora quello che tue non dèi. Io ti ricordo da chapo che tue pensi al bene fare e datti guardia dello fondacho e d'ongni chosa e istà fermo allo fondacho e pensa al bene fare: saratti pro! per Francescho di Marcho da Prato, in Pisa. Monna Margherita, donna di Franciescho di Marcho, in Firenze, propia. 1385 Da Pisa, a dì ** di dicenbre.