Al nome di Dio, a dì 19 di gennaio 1385. Ieri ricevetti una tua lettera, la quale fue molto bene dettata. Non so donde si vengha questo fato: fami entrare in pensieri se avesi veruno amicho che cò t'insengni chosì bene dire. Ora io non ò agio di scrivere e pertanto dirò brieve. Parmi Simone abia molto bene inparato a scrivere, che di pocho non dicho sia di sua mano: farà bene a inprendere, per modo ch'a luogho e a tenpo il posa adoperare in partte che lgli sia onore. E però i òe animo a farllo venire qua, di qua a pocho di tenpo, e potrà inprendere e fare bene, e però facca d'inparare e farà, ch'e savio. Io gl'òe tanto detto che basta, e tue ancho gli dì quello ti pare. Io chonoscho che tue e Bonisengna m'avete senpre bene chosilglato: piacese a Dio che a tuo e suo chonsilglo io mi fosse atenuto che fosse [ms.: forse] buono per me. Dello venire tue qua credo diliberare di noe, in però darò ordine que per modo che tue nè io non ci istaremo guari, e tieni a certto chome dello morire ch'i' òe disposto del tutto esere uno altro Fracescho, e in pocho tenpo te n'avedrai. I' òe ora tanto provato che mi basta del tutto. I' òe diliberato chosa di che io credo sara' senpre chontenta. Per altra ti dirò pùe chonputamente, e forse indugerò tanto che di boccha io lo ti dirò, che sarà al pùe lungi di que e' xv dì s'a Dio piacerà. A' fatti della Bartolomea non ti dicho altro. Lasciami dare ordine alle grandi chose e poi faremo le pichole; porta in pace ora una peza, tu vedi si chonviene fare chosì: e soferitore non ebe mai disinore! Idio ti guardi. Non c'à modo dire altro perché partte chi porta questa. Saluta tutti. Che Idio ti guardi senpre. Francescho di Marcho, in Pisa. Monna Margherita, donna di Francescho di Marcho, in Firenze, propia. 1385 Da Pisa, a dì ** di genaio.