Al nome di Dio, a dì xv d'aprile 1386. Ricevetti tua lettera ieri, fatta a dì 11: rispondo aprèso dove bisongna. Piacemi ricevesti il fardello e che nne facesti quanto di'. A l'altra partte non ti foe risposta perché a me 'chontra chome al bugiardo, che quando dice bugie asai no lgl'è poi creduto la verità; ma tanto ti dicho se mai io fui fermo nella buona opennione io sono ora e, se Idio mi presta uno pocho di vita e guàrdimi di fortune, tosto vedrai quello ch'io farò: ma sanza pena, soe bene, non sate mai in questo mondo. Di no ne volere fare il mantello innanzi ch'io vi sia, pocho monta, cholla grazia di Dio sarò chostì quando ti dicho. Ricòrdati dello farsetto, che tropo mi fa caldo con due foderi: fae ch'io lo truovi fatto. Dello olio e mèle sono avisato: vorei averne aute que la metà. La Bartolomea sono certta non si amenderà mai, di che mi grava asai e ogi pùe che mai; una volta ti debo saziare di questo, e volgla Idio che noi non ce ne pentiamo. E perché tue sapi chome fanno d'altri, ti dirò quello mi fece ieri, o vero l'altro, Arghomento. Avendogli dato parola ch'e' muli si vendesono, e rimaso pùe d'acordo dello mondo, e facendo io de' muli quello che volea, quando ve nne dovea charichare, andava per la terra racholglendo i moccholi; e perch'io ripresi non si sapea ghovernare, sùbito prese chomiato e dise andrebe innanzi pasciendo l'erbe che soferire quello ch'io gli diceva: ed era di suo onore e pro. La nostra fante di chasa avendo chotto ieri certto pescie che mi fue presentato, io menai a desinare mecho il Sandacho e Matteo d'Antonio e quivi non ebe a fare nulla, in però il minuto e pescie era chotto. E perché i detti màgiano istamane mecho, perché c'è avanzato di detto pescie, ed arà a fare pùe due ischodelle di ceci, si comincò iersera a dolere che tropa brigha avea; e pensa che, poi ch'io ci sono, mai non desinò mecho persona e mai in questa chasa non si chosse altro ch'una ischodella il dì, e mai no ci si chosse pescie, altro che questa volta: àcene auto alchune volte chotto, che m'è istato presentato, sono ito pùe volte a mangiare chollo Sindacho e cho Matteo. Or vedi quello che sono le fantti, che sono i loro liberttà! Aprèso volglo sapi che iersera le furono trovati nella madia 18 pesci chotti grosi, in però è tutto pesce di mare quello mi fue presentato, e fue libre 25. E pertanto pensa chome io poso esere allegro quando vi vegio chosì tratare. A' fanti e alle fanti ò chavato quello ghalglofo di chatività e poi vedi lo grado che me ne sa, s'io non mi pento mai: fante non debo avere per amore di lui e delgli altri ch'i' òe trovato chosì buoni, e foe fine. Non mi volglo pùe rischaldare in questi fatti, ma quando veremo provando delle altri genti, forse, alora, non ci parrà la Bartolomea chosì chattiva. Ma una volta ti conterò di questo e, per certto, io vedrò ongni modo ch'io abia familgla a mio modo, e ongni pena ne patirò per averla buona, e pocha se ne truova: ònne magiori pensieri che della merchatantia! Idio ti guardi sempre. Per mia partte saluta Niccholò dell'Amanato e la Francescha, e meno gràvami se Meo à chosa veruna; ma io credo che questo vaiuolo gli leverà d'adosso ongni chatività: chosì piacca a Dio. Saluta tutti quelli di chasa. per Francescho di Marcho da Prato, in Pisa. Se Arghomento rimenàse chostì la mula nostra primara, falla bene ghovernare, chome che mmi dise che dovea portare qua una donna, e poi tornerà chostà mecho, e conteremo e' farà i fatti suoi, e mai pùe di veruno non debo avere piatà nè misericordia de' suoi pari. Se vòi nulla di qua, avisamene tosto e sarà fatto; e tue, Simone, pensa a fare quello ài a fare mecho. Recherò il conto de' panni venuto da Palermo, cioè de' panni pratesi, ma chostoro mi dichono che lo vi ànno mandato. Margherita, donna di Francescho di Marcho da Prato, in Firenze. 1386 Da Pisa, a dì .. d'aprile 1386.