Al nome di Dio, a dì xj di magio 1394. Per Nanni da Santa Chiara ricevetti tua lettera e chon essa una di Niccholò di Piero e una di Mattarello e quella ch'andava a Gringnano: rimandola indrieto perché le donne la vegiono, se no ll'àno veduta. Io ti dissi ch'ella la mandassi per lo Fattorino, che lla legiesse loro in però io l'ebi da Lionardo detto che la mi mandò perch'io la legiesse e poi la mandasse a Gringnano. Quando ài mia lettera falleti legiere due volte, sì che tue le 'ntenda bene, e none ererai mai. Se detta lettera non mandasti a Gringnano, màndalavi quando a punto viene, chome che pocho monti. I piponi gunsono tutti mortti e sono una chativa chosa: non ne manderò alla zia e simile dello formagio, perche no volglo si possa dire che tue le mandi sì bello presete. L'uova furono buone: uno o due ve n'ebe rotte. Dell'orticino non è altro a dire. Il chonto di mona Simona farò levare e maderotti tutto. Non so se mai le parlasti di quello ragionamo; se tti pare dilene qualche chosa in buona maniera chon dire: "mona Simona, Francescho ama questa chasa, chome seroccha e fratelli foste; ora, chome voi vedete, Francescho serve volentieri e chon buono animo, e quando elgl'è fatto il chontradio non se ne dà mai pace; e pertanto, a volere chonservare l'amicizia, e' si vole provedere che l'uno facca in versso l'altro il dovere". E intorno a ccò dì quello ti pare, e se 'n ti paresse da dirlle nulla e che io glele dicesse io medesimo, fanne chome ti pare. Ma ella ti drovebe pure dire qualche chosa ragionando tue cho llei, chome ch'io credo che tue ed ella avete auto tanto a fare di pùe chose che forsse non v'è chaluto parlare di niuna chosa. De' fatti di monna Giuliva non è altro a dire: provedi chome ti pare. Rachozando insieme quanto malinchonia io ebi mai, non à a fare nulla chon quella che i' òe ora. Di tutto sia lodato Idio e per sua santa miserichordia mi guardi di pegio. Di Filipo non è altro a dire: fanne chome ti pare che bene sia. Que vale la libra dello zuccharo domaschino s. 40. Vedi quello chostà ne volglono e se n'arà avanzo te ne manderò di qua: s. 20 solea valere, non à 4 anni. Dinmi quello vòi ch'io facca che di certto tutte le chose ci vanno a uno modo, uanno; ma tutto sarà per lo melglo delle nostre anime e dello chorpo, se piace a Dio. A maestro Matteo iscriverò domane, se io potrò; e non di meno dalgli quelli danari ti pare, che chome ch'io gli abia donato quella malvagìa, fae verso di lui quello che tue credi che bene sia: non è uanno tenpo da fare massarizia. Della lettera di Niccholò di Piero non è altro a dire: tu tti dèi indovinare perch'io feci quella lettera. Della medicina pilgli, sono avisato. Sapiti guardare e pensa a stare sana, che altro non ci mancherebe se noe che tue o io fossomo malati! Quando ti pare che bisongni, fae macinare 12 istaia di grano e mandavi Mattarello a guardare. Voréne qua 3 istaia per monna Tadea, e una bariletta di quello buono olio per lei. Chonvienmi pure fare chosì per amore di Bonisengna; dice non sa chome farssi chonperare il grano e fallo macinare Chi à bisongno dela gente, pruova a loro chome si truovano delgli amici! Per questa non ti posso dire altro: che Idio ti guardi senpre. per Francescho di Marcho da Prato, in Firenze. Monna Margherita, donna di Francescho di Marcho, in Prato. 1394 Da Firenze, a dì xj di magio.