Al nome di Dio, a dì 15 d'aprile 1395. Io chonprendo che mi converrà stare qui parecchi dì più ch'io no mi pensai a volermi ispacciare d'ongni chosa. E pertanto, se ttu ti chontenti, mettiti in punto di venirci con tutta la famiglia, e io ti manderò domane la mula e il ronzinello e 'l chavallo di Barzalona, e farai d'avere quello di Domenicho di Chanbio, e verranne con techo Barzalone e Stoldo, e mena techo la Tina e rechi il saltero, e starenci questa settimana e l'altra e poi ce ne torneremo. Mettiti chotesta famiglia innanzi e serrate bene l'uscia cholle tre chiavi e lasciatele alla Franciescha; e lascia che quelle ghatte abiano che mangiare per uno dì tanto che monna Eva torni indietro. E in chaso che lla Francescha non si contentasse che la Tina ci venisse, puoi lasciare il ronzinello a choteste femine, che vi verrà su quando il Fattorino e quando la Fattorina, o mettervi suso i panni vostri. Lascerò oggimai ordinare a tte la cosa, se mi rispondi di venire domattina Barzalone e Meo cholle bestie. E però rispondi di presente per Nanni di Santa Chiara, apportatore di questa, e abbi presto il ronzino di Domenicho, e in chaso che Stoldo non potesse venire mena uno di chotesti altri, qualunche ti piace. Monna Tingha è morta questa notte; quessta mattina la sotterriamo: Idio le perdoni. Mandoti quattro paia di pippioni, conpartiscigli chome ti pare. Fa che Stoldo n'abbia uno paio, poi delgli altri fa che tti pare. E mandaci quelli fichi e quelli peselli e quelli schodelli e quelli peselli e ogn'altra chosa che tti pare. E mandoti i panni della Francescha. Tu, Fattorino, alla avuta di questa dì a Stoldo che ssia con Giovanni d'Arrigho e ricordigli per mia parte e' fatti del Chulleva, che llo trovai ieri che veniva chostà, e che mi schusi a Giovanni che io no gli posso scrivere per questa: e' lo 'ntenderà di presente, in però ch'io ne gli parlai pochi dì fa in su la piaza Tornaquinci. E dì che ssi ricordi di parlare con Baldetto e fa che ttu sia con Ghoro s'egli è tornato, e sappi s'egli à presto niuna di quelle pietre dell'altare o tutto o parte. E ricorda gli sportelli a' dipintori. E vorrei una libra d'arsenicho, ma che tu stessi a vederlo pestare: to'lo e vuogli da Ghuiglielmo o vuoi da Bellozo, ma non te ne fidare di niuno che ttu no 'l veggha pestare, e recheretelo con voi. Per questa non posso dire altro. Idio vi guardi. per Francescho di Marcho, in Prato. Francescho di Marcho da Prato alla piaza Tornaquinci, in Firenze. 1395 Da Prato, a dì 15 d'aprile.