Al nome di Dio, a dì 2 di giungno 1395. Credendone venire ogni dì, non t'ò isscritto più dì fa nè fatto risposta a una tua. Sómi venuti molti inpacci chome dà questo mondo, e ancho mi mancha quando una chosa e quando un'altra chome adiviene a tutti: quando credono fare una chosa in uno dì, no lla fanno poi in sei, alchuna volta. Sono diliberato stare qua tutta questa settimana e non fare altro che iscrivere in più parti, e in questo mezo vedrò fare certe chose che ci manchano per lavare la tavola, che mai credo vedere il dì; ma se vedi che per uno dì sia di bisogno ch'io vengha chostà, ditelo e verrò. Mandami per monna Fia uno fiascho di vino biancho ch'è alle mani. Domane, per lo detto, ti manderò la ghatta sua: fanne buona guardia. Non ti dèe bisognare quello ài a fare: mangia la sera a buon'otta e vatti a lletto di buona ora e lèvati di buona otta. I' òe di più parti tante malinchonie che ch'uno pocho pùe tosto sarebbe finita la mia vita, o io prenderei partito della mia persona di tenere altri modi che questi tengho. Tu se' savia, fae quello che tue credi che bene sia. Provedi alla famiglia per modo ti sia honore, e none attendere tanto a llèggere che tue ne faccia male tutte l'altre chose; dàe ordine all'altre chose per modo vadano bene, e poscia puoi lèggere quanto vuoi; e lla sera fae serrare bene l'uscia di chasa e quelle da meza schala, e dimi per la prima se vuogli altro di qua. Recheronne tutti i panni miei, vedi se de' tuoi vuoi altro. Idio ti guardi; e dimi chi è il tuo scrittore o leggitore, acciò ch'io none iscrivessi chosa che io non volesse che altri lo sapesse. per Francescho di Marcho, da Prato alla piazza Tornaquinci, in Firenze. 1395 Da Prato, a dì 2 di gugnio.