Al nome di Dio, a dl 20 di luglo 1395. Io mi maravilglo che di poi di chostà mi parti' tu no m'ài mandato a dire nulla di nulla: non suole esere tua usanza. Dubito che tue non abi preso qualche isdengno chon Fattorino e che di nuovo non ci abia qualche chosa, e chi à pocho asai disidera e senpre istà in grande pensieri. Volle la fortuna che da poi ch'io naqui io no ne istesse uno dì chonputo lieto. Di tutto sia Elgli senpre lodato, ed a me dea grazia ch'io lo porti in pace, che pure la fine mia sia buona pocho mi churo dello chontradio, ma i' òe grande paura ch'ella non sia buona ed altro non penso dì e notte: facca Idio di tutto il suo piacere. Mandoti uno fiascho di mezo quarto di vino biancho, di quello di Vieri pollaiuolo: dirai chome dura nello fiascho, e se ne vòi pùe fa quello credi che bene sia. Idio ti guardi. Tutte queste tue genti istàno bene; mona Lisa di Nicholò è meglorata assai bene. È lla morìa a Valenza: veràsene in qua e chaverà di pensieri molti e molte che ènnono male chontenti, alotta si riposeranno molti che ora sono lassi delle fatiche di questo misero mondo. Morì in questi dì a Valenza, in tre dì, uno fratello charnale di madre di Manno. per Francescho di Marcho, in Firenze. Margherita, donna di Francescho di Marcho, in Prato, propio.