Al nome di Dio, a dì xxj di maggio 1397. Per Arghomento n'ebi una tua in questo dì: rispondo apresso. Del difetto tuo mi glava: provédivi chome ti pare, e àbine chonsiglio chol maestro Mateo, e non ci lasciare nula a fare. Del mandare qua pane o altro, non so che mi dire; da una ora a una altra venghono gl'ipacci altrui, sì che io non poso dire quando sarò ispaccato: credone venire domane o l'altro. No mi mandare nulla se altro non ti dicho. Io t'aviserò, d'ora in ora, quello che ttu arai a fare. Credoti mandare pareche ciriege: ghuarda di non te ne abottaccare perché sono ubide, e tu n'ài tropo da te; dira'mi se vuoi ch'io te ne mandi più per amore di chotesti fanculle. Dì a Nanni che se gli pare di tenere Nanni manescho e Nannino per chavare il boscho e fare delle altre cose, ch'egli lo facca; ma facca per modo che lla ispesa non si perda. Faccàgli lavorare: e' sono due grandi favelatori e mai non viene meno loro novele. È stato a me Guliano che vide chostà la chavala. Siàno rimasi che qua la mandiate domane, se Filipo il chonsiglia; ma volsi lavare bene, e mettelle la sella e la briglia: credo si vorrà lavare di ranno. Farete chome Filippo vi dirà. Puolla menare Bernardo, che m'è detto che ne è venuto costà sanza farmi motto credendo ch'io ne venissi chostà ogi, e io non so quando io me ne potrò venire. Quando sarà qua, prenderemo partito di quelo ch'egli arà a fare, o d'andarsi a stare a Villamagnia tanto ch'io lo spacci, o tornerasene cho mecho chostà, o prenderemo altro partito. Io gli scrivo una lettera, che sarà chon questa, e di tutto l'aviso: dàteglie. Fate ch'a la auta di questa siate chon Filipo, e ditegli tutto, ed i' vi chosiglierà quanto arete a fare, e de lo lavare e d'ogni altra cosa; e se chonsiglia che la si mandi qua, fate che domattina ela si lavi bene e ghovernisi bene, e ch'ella ci sia domane, lo più tosto che si piuò; e 'n chaso che no lo chonsiglisse, si rimangha. E in chaso ch'ella ci vengha, menila a San Ghallo, a chasa l'amicho [ms.: imicho] suo e, chome noi lo sapremo, Marchetto andrà per esa: chosì iscrivo a lui. Mandateci domane per Arghomento, ne lo paneruzolo de le ciriege, due chanovacci grandi da ascugare le mani e due tovagliuole da mano bianche e due o tre tovaglioline da tenere dinanzi; e mandateci del pane di qualunche ragione si sia: siamo molti manichatori, e questo d'ora fu un belo pane. Delo agresto non ne avete detto nulla se llo aveste. Fateci di rimandarci la schatolina che rrechò il Fattorino, ch'è nella chamera entro l'armario delle due letta: datela a 'Rghomento istasera o domattina choll'altre cose. Idio ti guardi. Francescho di Marcho, in Firenze. Monna Margherita, donna di Francescho di Marcho, in Prato. 1397 Da Firenze, a dì 21 di magio.