Al nome di Dio, a d́ 22 d'ottobre 1397. Ieri, per Nani, ti mandai una richordanza di molte chose avete a fare: fate quello che voi potete, e tutto m'avisate. Mandatemi domane, per Arghomento, 25 melarancie e lle chapeline per tenere la notte, che non vi richordasti di mettenle ne' panni miei: ś che mandàtelemi. Dite a quello di Chalendino che ser Nichoḷ, suo prochuratore, dicie ch'elgli ci vengha, e arechi tutte le scritture ch'elgli à che ssi apartenghono alla quistione chon quello d'Altopascio. Per chagione che 'l tenpo mi pare dirotto all'aqua, ś mi manda domane Nani, e meni il chavallo, e rechi qualche chosa - se ttu ci vuoi mandare nulla - e arechi del pane. Ma fa ch'elglino achoncino quel fondamento per modo non si guasti, e ś provedete anche le mura e achoncinsi per modo il tenpo non facci loro danno; e poi se piove e ttu ś cci manda Nanni, come detto t'̣e, in peṛe ś cci atrà isghonbrare e fare quelche chosa, e chost́, piovendo, non farebe nulla: ś che màndaloci domane; ma sse il tenpo fosse bello no llo ci mandare, attenda a fare di quelle chose io gli ̣ inposte. Per questa non dicho altro per fretta: provedi si faccia quelle chose che si possono fare. Dio ti gardi. per Franciescho di Marcho, in Firenze.