Al nome di Dio, a dì 29 d'ottobre 1397. Ieri ti scrissi per Nani quanto mi parve fosse di bisongno. Di poi n'òe auta una tua e apresso ti farò brieve risposta; perché io non ò tenpo, farolla domane. Del grano che ss'à a mandare a mulino, non è altro a dire: mandalo chome prima puoi. Piacemi mandi per la madre di Simone, e che ttu le risponda chome ti pare. Del fodero per la donna di Nani di Ghuiduccio non è altro a dire: vedrò che sia bene servito. La misura de' guazeroni sarà in questa lettera. Se mona Franciescha l'arà per anchóra auta, che credo di no, non mancherà: la ti manderemo domane. Ricorda a Nicholò il fatto della tera e dilgli chome io mi maravilglio che a una lettera ch'io gli feci sabato, sopr'a cciò, non m'à risposto nulla: attendo la risposta, e simile di quella di Biagio di Bartolo, e avisatemi di quanto s'è fatto. Perché Argomento non può più istare, che arecha una soma di sale, non ti posso dire più: farollo per altra. Provedi a quanto è di bisongno. Idio ti guardi. per Franciescho di Marcho, in Firenze. Mona Margherita, donna di Franciescho di Marcho, in Prato.