Al nome di Dio, a dì 16 d'aprile 1398. Ieri, per Lucha di Meo di Patino, ti scrisi quanto allora mi parve fosse di bisongno; di poi non ò tua lettera, sì che per questa ci à meno a dire. Dimentichòmi dirti che io mi maravilglio che per la tua lettera non mi rispondi di quanto io ti dissi, che mandassi insino a ser Chimenti per sapere da llui chome fecie alla ghabella de' chontratti; se non m'ài risposto sopra cciò, mi rispondi per la prima. E anche non mi facesti risposta sopra quanto io ti scrissi, che m'avea detto uno che gli Otto mandarono per Biagio di Bartolo Tanfuro, e feconsi dare la scritta de' patti tra lloro e me, e dissiti ne fossi con meser Piero e quanto gli avevi a dire; se nno m'ài risposto sopra ciò, il fa per la prima. I' ò mandato a sapere se al ritalgliatore, da chui si levò il panno per tuo mantello, ve n'era più: dicie che nno. Òllo detto a Domenicho di Chanbio: dicie tu cci mandi uno sagio di chotesto e lleverallo più al sagio si potrà o milglore; sì che mandalo domattina, e domane si leverà. Per questa non dicho altro. Idio ti guardi senpre. E per quella ti disi che ttu t'avisassi sopra chavretti, per domenicha sera, per fratti; e di cò ti dicho che ttu tt'avisi, e a me rispondi per la prima sopra a cciò ch'io sapia quanto m'ò a fare sopra cciò; sì che avisami a pieno. per Franciescho di Marcho, in Firenze Mona Margherita, donna di Franciescho di Marcho, in Prato. 1398 Da Firenze, a dì 16 d'aprile. Risposto.