Al nome di Dio, a dì iiij di gungno 1398. Questa mattina n'ebbi una tua, e chon essa uno mazetto di lettere a Checcho di ser Nichola, le quali non vi mandai perché qua le rimandassi, in però che voi dovete pensare che sse detto Checcho fosse qua, gle l'arei date, ma perché non è qua nè chostà, le vi mandai perché le dessi a ser Nichola. Ma l'erore è suto del Fattorino, che dice non vi disse che voi gle le dessi: dateglele ora, dicho a ser Nichola. Piacemi che spesso provegate la richordanza, e che si faccino quelle chose che vi pare che ssieno di magiore bisongno: e chosì fate, e di tutto m'avisiate. Quando avete i danari dal mugnaio me n'avisate, e aoperategli in ciò che ssia di bisongno. Piacemi mi mandi domane del pane, e io ti manderò la schatola, se io troverò ogi per chui; e se nno, mandamene in uno paniere. Del grano portato a mulino, non è altro a dire, Avete fatto bene a mandarlo: rachomandalo a Gusto, e dì che nne faccia buon ghoverno, e che n'à a venire qua. E sabato vorrò che Nanni vengha qua, e rechine istaia sei di farina per mona Tadea; e in questo mezzo, s'io vorò niun'altra chosa di chosto, vel manderò a dire. E se ttu non avessi mandato tutte e cinque le sacha del grano a mulino, sì llo manda sùbito. I bottoncini che vuoi per la Ginevra, ti manderò domane, e io gl'arecherò quando chostà me ne verrò. Di quanto à fatto il Rosso e Nanni, non è altro a dire: facciano tutto quello che credono che ben sia. Per questa non ti posso dire altro, perché i' ò a lègere molte lettere venute di molte parti e simile òe a rispondere, sì che provedete voi a quanto fa di bisongno. Idio vi guardi senpre. per Franciescho di Marcho, in Prato. Mona Margherita, donna di Franciescho di Marcho, in Prato.