Al nome di Dio, a dì xviiij d'aghosto 1398. In quest'ora n'ò una tua per Arghometo, e chon esa 2 paia di pipioni, 1 paio di panni lini. E a la letera tua rispondo: piaciemi avisi mia letera che l'arechò Benedetto di quela ch'ebe Nicholò e che ne favelò cho Nani: non è altro a dire. Erami dimetichato di dirti chome ieri ti schrisi per uno barbiere che sta in su la piazza de la Pieve, che mi mandò Nicholaio Brachacci per amore del figliuollo di Gianbardo ch'è in prigione a Pistoia a nostra istanzza, e pe quela ti disi brieve: atendone risposta, e simile da Nicholò di Piero e da Nicholaio Branchacci, ch'ongnuno n'ebe ira. Io ebi, chol pane, le letere che tu mi mandasti, e quela di Talarano mandai a Vinegia, e quela di ser Lapo diedi a lui; no s'è perduto letere, salvo quella ch'io ti mandai cho le pietre e chol pano róso e cho la chortina, e ò ritrovato che questo ismemoratto de Rosso le diede a Mariuola, ch'era chon Arghometto: avevavi più letere ch'andavano a Pistoia. E chostì a voi, trovate modo di rivenìle chol detto Mariuola, e io l'ò detto a 'Rghometto: vedi se ci è modo a ritrovàle, e rispondi. De le pietre di meser Piero, non è altro a dire: sarò chostì, e prenderò partito s'io ne vorò piu di quele di meser Piero. De' fati di ser Nichola non è a dire altro. De la bàlia pel fanciulo di Manno ò tanto detto, e a te e a Nicholò di Piero che no dè bisogniare dirne più. Tanto ti so dire ch'a tua fidanzza Zanobi di Tadeo a chaciato la bàlia ch'egli avea e atende la schiava di Marino. E pe tanto vedete (a) ogni modo che chostì, o nel chotado, si truovi 1 bàlia pe 'l faciulo di Manno, e dite che sia mio: abia i late frescho, in però non à u mese il faculo. Tropo arò charo di servire Zanobi, e pe tanto no ci lasciare a fare nula e fa tosto, in però Zanobi istà a tua fidanza, e mona Giovanna di Gieri da Chapale gli à detto "tieni a cierto che po' che la Margherita sa questo fato no macherà che tu sarai servitto". Or fa di farnele onore, e similemette a me no te ne fare verghognia. De' botoni di Barzalone non è altro a dire: rimàndogli per Aghometto questi 2 che mi diè per sagio; a lui no ne ischrivo, che non ò tenpo. De lo Ischiavo ch'à tolto moglie, non è altro a dire. Io sono chotento pure ch'egli abia fato bene: vora'gli fare un ghrande onore. Àci 1 fante propio da Vignione, chonta chome Aghinolfo de' Pazi è morto: Idio gli perdoni. Voglia Idio che gli abia fato choscienza de' fati miei, ch'aviso di no. Atendo questa sera che si rendino le letere de' merchatanti venute pe detto fante, e chredo arò letere da' miei, e vedrò quelo che mi diranno. Mandoti la schatola dove véne il pane; la tovaglia ritengho, e mandoti il paniere in che véno i pipioni, e un altro paniere chon uno cierchio. Fa di mandarmi del pane chome più tosto puoi, e mandami 1 paio di chalcieti o 2, e 2 chufioni. E fate che Piero e Mateo afilino tute quele tavole d'abete, e faccino de le finestre a quella chasa de l'aia dove ne mancha; e fato questo, chomìci ....re e chavali del tetto de l'orticino. E tu, Ghuido, lègi quela ischrita de l'..... Del detto tetto, dov'è quela chanucia che l'aportamo l'atro dì a l'ortto, no so se la ti rechasti a chasa: truovala e fa ciò che la dicie, cioè di lègiela bene a punto a Piero e a Mateo. E in chaso che Piero avese ispento chalcina a chasa d'Andrea nostro lavoratore, digli che vada a lavorare là e meni secho Antonio, a ciò si spacino tosto, in però, chom'io sarò chostà, vorò intendino a spaciare me. Dì a 'Ntonio di Fatoalbuio che no mi facia di quele che fano i chattivi, di ch'io non voglio più murare di verno: a Ognisanti voglio sia fato tuto quel che à fare per ora, e arànone asai a quel ch'i' ò a fare. Digli no mi meni pe parole. Per questa no poso dire altro peché vole partire Arghometo. Tu, Ghuido, lègi bene quela richordanza, e tute le letere ch'io ti schrivo, e fa ciò che tu puoi. E diriza bene di quegli aghuti picholli e grandi, e vedi se Andrea di Cienni ti volése dirizare di quegli aghuti sanzza punta, e apùntagli, e dànegli a fare que che vole. E dane a fare a quel fabro che sta diripeto a Christofano di ser Francia: pesagli e digli ch'io me n'achorderò cho lui, e que' che non àno chapo isciegli da parte, e digli che gli achoncci bene, e io lo pagherò bene: vòsi fare tosto, a ciò che no gli lochoriamo in queste chasette. Se Nicholò di Piero vi manda a l'orticino 1 legnio d'albero, ch'egli à (a) Ghonfienti, fatene fare tavole di terzzo, chome ch'io chredo se ne saràno andati. Del choniato di Tomaso e del gharzone chacciato via, non è altro a dire, e simile di molt'altre chose ci schrivesti sabato. Idio vi quardi senpre. Francescho di Marcho, in Firenze. Mona Margherita, dona di Franciescho di Marcho, in Prato, propio. 1398 Da Firenze, a dì 19 d'aghosto. Risposto.