Al nome di Dio amen. A dì xxij d'aghosto 1398. Questa mattina n'ò aute due tue, risposta all'utime mie, Rispondo apresso a tutto dove bisogna; ma prima che altro ti dicha, acciò che non m'escha di mente, dimmi, per la prima, se facesti levare l'agresto dall'aqua, che ssai ch'è tua usanza di lasciarlo infracidare o di versallo. Dicemi Pellegrino che nella volta è entrata molta aqua; ài fatto bene acciò ch'ella stia frescha! Ben ài tante femmine techo, che bene potevi fare rechare di quello renaccio ch'è dinanzi alla Vergine Maria, tra noi e messer Piero, e fare una chiusa all'uscio, chome solglio fare io. Idio ti dia grazia che tu ti richonoscha, chome ch'io n'ò levata ongni speranza. Non si abatte ongniuno chome Guido di messer Tomaso ch'è trentaquattro anni stata cho llui che mai no lgli fece uno dispiacere, e se volessi dire "ongnuno non è Ghuido", non aresti però buona ragione: la vertù e ll'onore è di cholui che lla mette inn opera. Mandoti una grillanda per Rosso, e chosta s. 22 picc., e due anella chostano s. 30 picc. amendue, e due altre anella più larghe, o vero più strette, chostano s. 40 amendue: in su ciaschuna è la scritta, tolgliete quelle che voi volete, e l'altre rimandate. E più ti manda' due cintole d'ottone chontraffatte; chosta, l'una, lb. tre s. sedici picc. Non te ne mando niuna d'ariento però che non se ne truova niuna che non chostasse presso a f. tre d'oro. E pertanto, delle dette chose, tolgha lo Schiavo quelle che vuole, e l'avanzo ci rimandate domane per Arghomento, e dategli la chavalla, s'egli ve l'adomanda, che volglio mandare in chostà le finestre per lo fondacho; e in chaso che Nanni n'avesse bisogno domane elgli, tenghala, e venghaci l'altro dì elgli, ch'è festa; e mandaci qualche fiascho vòto, e lla zanetta in che vennono i cialdoni e se v'à niun'altra zanetta o paniere di chostoro. Mandoti per Arghomento due bacini: l'uno grande e l'altro piccholo. L'uno è nostro, cioè il grande, e ll'altro è di Bonacchorso di Chello, parente di Francescho di Matteo Bellandi. Mandami la cioppa mia da chavalchare che Nofri dèe avere fatta. Àmi scritto Manno, che s'è acchordato chon uno pisano de' fatti di cholui ch'è in prigione a Pistoia. Àllo fatto sanza mia parola: sarebe melglio ch'elgli avesse dormito per chammino, che in chammino lo fece, e io era per essere paghato, e gli à fatto credenza due anni. Dillo chon Niccholò di Piero, perché non credo potergli scrivere a questa volta. Delle bàlie e del fanciullo e' non è altro a dire: domattina arai il fanciullo e' panni suoi, ongn'altra chosa che farà bisongno, e cho lloro ne verà Pellegrino. Questa ti mando per Rosso cholle mule, e l'una è malata: fatela bene ghovernare. Di cialdoni e malvagìa, non è altro a dire: quando quella è beuta, mandi per anche. De' fatti di ser Nicchola è uno batere aqua a mortaio: sarò chostà io, e faronne uno fine. Avemo per Arghomento il pane e 'l mantello. E a Bellozo s'è detto quanto è di bisogno. A più altri chapitoli non ti fo risposta, perché non è di bisogno. Idio ti guardi. Per Francescho di Marcho, in Firenze. Monna Margherita, donna di Francescho di Marcho, in Prato. 1398 Da Firenze, a dì 22 d'aghosto. Risposto.