Al nome di Dio, a dì xxviij d'aprile 1402. Iersera per Nanni di Martino m'ebbi una tua: rispondo apresso, bene che sia di piccholo bisogno. Per lo fancullo di Tomaso del Biancho ebbi una onca di spezi dolci; e Nanni arechò la secchia e la falce e le chandele, e la malvagìa m'ebbi 3 fiaschi: uno di mezzo quarto e 2 di metadella; e simile ò auto le chastagne secche. Piacemi che ttu avessi la forma di formaggio: loghoràtelo per voi, a vostra posta. Sopr'a' fatti de la Checcha ò inteso quanto mi scrivi, e sopra cciò non ti vo' dire altro per ora. Io, Nanni Cirioni, vi ringrazio della lettera che voi mandasti a chasa mia: i' ò riceuta la risposta. E chon questa ne sarà un'altra: prieghovi, quando il Fattorino nonn à faccenda, che voi la mandiate insino a chasa mia. Non ài anchora potuto sapere quanto sia sgravato Barzalone. Se poi l'arai potuto sapere, o da frate Girolamo o d'altrui, n'arai avisato perché Barzalone à grande volontà di saperlo; e però ingégnati di saperlo, in servigio di Barzalone. Da Stoldo saprò se io sono sgravato f. 10 o f. 15, perché di cierto il dovrà sapere. Avemo le 3 saccha da farina éntrovi le chose de la Lucia, e lei l'à aute. Mandami quello doppiere ch'è apicchato in sala e ffallo leghare a Nanni in quelle assi da torchio che sono guso, acciò che non si ghuasti; di poi arecha l'assi di qua in che à rechare detto torchio. Mandami le ghalline, se stasera è ttenpo, e se Nanni le può achoncare su le bestie per modo che stieno bene. Per ora non ti vo' dire altro. Che Idio ti ghuardi senpre. Francescho di Marcho, in Prato. Monna Margherita, donna di Francescho di Marcho, in Firenze. 1402 Da Prato, a dì 29 d'aprile.