Al nome di Dio, a dì xviiij di febraio 1402. Questo dì, per Puccio di Boncano, ti mandai l'utima e dìsiti il bisongnio; e chon esse fu più lettere d'amici: dira'mi se l'ài aute, e fàmene risposta. La chagione di questa si è che monna Zita di Nicholaio Martini ci mandò, ogi, uno mazzo di tordi ch'io te gli mandassi ora. Perché mi pare no ne sia tropa vagha e non avea in punto per chui mandartegli, ce gl'abiamo chotti qui e mangati. E pertanto, acciò che paia noi te gl'abiamo mandati, falle una lettera ringraziandonela. Dìsiti mi mandassi parecchi pilore gere: chosì atendo abi fatto; se non, fallo. E sarà chon questa una lettera a Luigi di Lottingho: fa che l'abia, e anche tu mi dì se sentisti poi nulla di quel fatto e s'egli è poi seghuito più inanzi nula, o chome sta la chosa. Dà la lettera di Luigi a Tingho la mandi. Che Cristo ti ghuardi. Francescho di Marcho, in Prato. Monna Margherita, donna di Francescho di Marcho, in Firenze.