Al nome di Dio, a dì iij di gennaio 1409. Io mi dimentichai dirti iarsera, quando mi parti', di dirti che tu facessi honore a meser Marcho da Vinegia, e poi di meser Iohanni Genovardi - che non mi richordava che fosse venuto -, che tu gli ricevessi amenduni e facessi loro honore di quello v'e possibile, tanto che 'l Marchese venisse e dormisse, meser Iohanni e meser Marcho, nella chamera delle due letta e nella chamera dell'uno letto, dell'altra loro brighata; e poi, il resto che non chapessono quivi, dormissono di là dal giardino dove dormono que' gharzoni. E, venendo, me ne richordai, e trovai qui, presso alla porta, quello Lando da Leccio che mmi aiutava per manovale e per lui ti mandai a dire facessi loro quanto di sopra dicho, ed e' mi promise venirvi sanza mancho. Attendo l'abiate fatto: se non, fallo ritrovare e schùsamigli e pròfferagliti; e se vuol tornare costì, mentre che 'l Marchese pena a venire, che lla chasa è sua con ciò che v'è, e rispóndimene. E' c'è nuove certe de' fatti di Roma: aspettasi l'ulivo e farassene gran festa. Domane verrà Ghuido. Èmmi venuto a vicitare Antonio Gherardini. Mando per Puccio uno canape e lib. 20 di candele. Altro non dicho. Cristo vi ghuardi. Per Francescho, in Firenze. Monna Margherita donna di Francescho di Marcho, in Prato. Da Ffirenze, a dì 3 di gennaio 1409.