Al nome di Dio, a dì v di gennaio 1409. Scrittoti oggi per Puccio quanto fu di bisongno. E poi la tua, alla quale non ti fo risposta conpiutamente perché è di notte e vogliamo andare a dormire. Mandai Lucha e Checcho a meser Iohanni Genovardi, e à preso assai schuse. Per faciende non venne in chasa, ma credendo io fossi chostì, disse domattina volea venire a desinare mecho; e poi che sentì io era qui, dise solo domattina vuole venire a fare mecho chollezione e poi chavalchare a Luccha per esere a Pisa e andarsene in Provenza. Ora io so tu ài in punto ongni chosa da fargli onore; e pertanto, chome giungne in Prato, fate subito e' sia invitato a starsi domane da sera con voi, che a desinare credo e' non verrà, avendo fatto una buona chollezione, chom'io credo e' farà, e fategli chalcha assai, e di buono animo, che si stia con noi. lo credo verrà con llui meser [] da Villa Nuova, che rapresenta la persona del Re in queste parti: fate e' sieno onorati se vi stanno più che s'io vi fossi. Io non ti afermo di certo se vi veranno o nno, che no ll'è da lloro; ma scrivo questa perché sia avisata di ciò fa bisongno per onorargli, che se ne vanno al Re, e che facciano buona relazione. E per lui ti scriverò, e sarà risposta alla tua, sicché sarai avisata [ms.: avisato]. Quando giungerà in Prato all'albergho, menate chavalli e tutto in casa, se per caso è che vi venghano. Fate tutto quello che voi credete sia di mia intenzione in fare loro onore assai. Altro non dicho. Cristo ti ghuardi. Per Francescho di Marcho, in Firenze. Monna Margherita, donna di Francescho di Marcho, in Prato. 1409 Da Firenze, dì 6 di genaio. Risposto dì 6.