Al nome di Dio, amen. A dì XVII di dicebre '385 Francescho, la Margherita ti si rachomanda di Firenze. La chagione di questa lettera si è che are' gran volontà di sapere chom'ài fatto di que' fatti di Pagholo da Pistoia; prieghoti te ne dia meno maninchonia che puoi, bene che questa chose non si posson fare sanza maninchonia: voglonsi piglare per modo che tu nonn ofendi l'anima tua, ch'è quella chosa che si debba più ghuardare che niun'altra chosa nonn abiamo a portare. Sopra questa parte non dico pPiù, sapiti temperare: lasca fare la vendetta a messer Domenedio, che le fa meglo noi non sapiamo divisare; tu ne vedrai anchora vendetta chome ài veduto degl'altri che t'ànno fatto dispiacere. Sopra tutte le cose ti priegho che tu non ti vogla ischoncare, perciò che noi istiamo bene e non si vole per contentare l'animo suo isconcarsi di tanto bene: questo sarebe un fare contento chi mal ci vole: Idio ci à fatto asai grazia. Idio ci dia grazia, che noi ne siamo chonoscenti. Noi istiamo tutti bene; ed èci monna Giovana cho' mecho e lla nipote di Tieri, e ò chucito il mantello della madre di Tieri e lla ciopa della nipote. Rachomandami a monna Parta e a Michele; inbraciami la Tina da mia parte. Sappi da monna Parta se vole ch'io le mandi il pano tale come egl'è, ché qui non fae altro che piovere; o volsi indugare, tanto il tempo si dirizi: quel che vole io ne facca. Da parte di monna Giovanna e della Francescha centomila salute. La mula farrò ghovernare alla Bartolomea, sì starà bene, prochacale ispesso chotale some che pare vengha dalla schomfitta. Altro non dicho: Idio ti ghuardi sempre. I' ò prochacciato di mandarti uno paio di panni lini e mandane uno paio a Prato: eriti partito; ingengneromi di mandartene uno paio, se troverò per chui, ché nne dèi avere bisogno! Francescho di Marcho da Prato, in Pisa propio. 1385 Firenze, a dì 18 di dicienbre.