Al nome di Dio. A dì X di marzo 1393. Oggi, per Chastangnino, ebi tua lettera, per la quale rispondo. Mandai subito Filipo al podestà a digli quanto tu m'avisi; dise che, se volese nula, ciene aviserebe. A Giovanni di Simone mandai la lettera: no' v'era, era in villa, ma ogi vi manderò e farogli adomandare i danari chome tu di'. A Nannino òne parlato e dicie ch'è achoncio a fare ciò che noi lo chonsiglieremo. De l'esere egli col fornaio insieme, a me no' pare, diròne mio parere: parebe a me che ttu dovesi cierchare chostà d'uno grazonciello, chom'era il fornaio picholino che stette cho' noi, che fose uso a stare al forno e che sapese bene il mestiere e che stese chon eso lui uno pezo mese, tanto che gl'insegnase. Òne ragonato a Nannino, piaciegli questo modo e chontentasene: volsene pigliare partito tosto. Mandai Checcho Bondi e Bernabò a lo Spedale, perché vedesono quello grano che Pagholo avea promeso di volermi dare; dise loro tutto il chontradio: che non aveano grano a vendere. Pasava per qui: disigli ch'io mi maravigliavo che a me avea detto ch'è grande quantità di grano a vendere e di più ragone; disemi ch'aveano preso partito di no' vendere; chonpresi bene a che fine lo dicieva; disegli, se no' mi volese dare grano, che mi dese que' danari che ci dovea dare e chonperene altrove; dise che no sapeva ch'a tte dovese dare danaio; rispuosigli che ciene dovevano dare quegli di mona Ghita; dise che la chasa non era tenuta di paghare quello che ttu davi a mona Ghita, ché da lei gli dovevi avere e no' da loro. Disi che, se bene mi richordava, che cho' volontà degli atri ispedalinghi gl'avevi prestati, risposegli ch'io gli mandeti Franciescho di Matteo Belandi che sapea la verità di tutto. Mandalovi, dise che no' poteano atendere a ciò, alotto dise Franciescho che ciò che io aveva detto era la verità: farò d'avegli se potrò. Senteti chome Lodovicho era in prigone; pensami che vi fose per debito, andamene a meser Piero per iscriverti se ci aveva modo a rafermavelo entro, dise meser Piero che v'era per chagone, che per debito no' vi si potea rafermare. La chagione si mostra che sia questa: che, tenedosi chonsiglio generale, il chonsiglio mostra che fose se si dovea mettere a estimo o no, mostra ch'e' salise in ringhiera a dire u' lisinaio e dovese dire chosa che tornava chontro a' richi, di che mostra che Lodovicho trovase cholui a l'Apianato, egli e 'l suo fratelo gli derno di molte buse di che mostra che questo lesinaio s'aspetase che l'atro dì si faciese chonsiglio. (volgi) E andòvi ridofesi al podestà e agli Otto di Lodovicho di quello che gli aveva fatto: dispiaque a tutti e fu tenuta una schoncia chosa e più dispiacie al podestà che a niuno, e, se no' fose l'aiuto ch'auto subito, lo mandava chostà e più si dicie che l'à minaciato di mandalo al Chapitano de la Balìa. Questo ti scrivo senosi preghato di nula, perché sapia chome la chosa è suta; questo sòne da meser Piero, che no' dicie frasche e tiene ch'abi fatto una schoncia chosa di pore mani adoso a niuno che salise in su la ringhiera. Al Palcho si chomicia ogi a lavorare le vigne: èvi Nanni da Santa Chiara cho' le bestie, che porta le chane; Nanni àne chonpiuta la qucina tutta, èvi restata chalcina, aconcia la chamera in su la logia; farola laghorare la chalcina e poscia no' vi lavora più, se da te non ò altro. Il vino òne fatto rachonciare a Barnabò ed ène asai pasatoio; òvi fatto mettere la channella e òne chomiciato a mandare al Palcho a mezi barili; anchora non ò potuto avere chostora che mi asagino gli atri vini; promisomi di venire ogi e no' sono anchora venuti; disi loro che ttu m'avevi mandato a dire, se ci avese vini, che ricievese uno altro ... che ttu lo volevi mandare a Firenze; àmi inpromeso Niccholaio Martini di menaloci. A mio parere, mi parebe, in quanto parese a te, di mandarne chostà uno chognio, perché penso che Niccholò non abi risposto più che sia di bisogno a lui; ogni altra chosa si può meglo rimediare che al vino, e vedi che ttuto dì s'àno delle quistioni, perché sarebe buono avervene, tu me ne risponderai e io t'aviserò che vini ci à. A meser Piero mandai ½ lo schenale: ebelo molto charo. Diciemi Chastagnino che il panno del Fattorino ène al fondacho, maravigliomi chome lo n'ài mandato; mandalo per lo primo, se si può. Richordati di dire a la Franciescha se 'l venise niuna femina buona a le mani, che fose buono pe' fatti nostri, che ne stia avisata. Mandati per Nanni da Santa Chiara uno mezo quarto di cieci ebi dal fratello di Iachopo da San Donino. Del ronzinello no' si truova niuno che lo voglia, ché dichono ch'e' ronzino è vechio e che ttu l'ài avezo a tanta biada che pensano che si morebe chome gli manchase l'orzo. Altro no' dicho. Idio ti ghuardi. per la Margherita tua, in Prato, salute. Chon questa fia una lettera che manda meser Ghuelfo a Ghido di meser Tomaso e una che vene di chostà.