Al nome di Dio. A dì 21 di marzo 1393. Ricievetti tua lettera per Martino di Niccholaio Martini: quanto dine òne inteso, apreso rispondo. E' fregi fa' di tôgli per lo minore pregio che ttu puoi, se nno' puoi fare altro, to' quegli. Vorei che mi faciese chonperare per la fanciulla di Chiarito due once ½ di bottoni di questa largheza, ch'è qui dentro; se nne trovasi de' vechi, àrebegli più chari che nnovi, per ispendere pocho; trovadogli vechi, perché no' fosono chosì piccholini e che no' divariasono tropo, o chon picciuolo o sanza picciuolo, gli togli. E più vorebe una cintola che ispendese dalle sei alle sette lire che fose usata, perché no' fose a l'usanza no' se ne chura, ma che no' fose tropo largha perch'ène fanciula; se lla trovasi, a patti che s'ella no' ci piacese, la potesimo rimandare; e bottoni e fregi fane di mandare il più tosto si può. La una àne letto il saltero; arebe di bisogno di qualche libricuolo che vi fose suso i sette salmi e l'ufficio della Donna, ch'avese buona lettera. Chon questa ti mando una oncia ½ di bottoni d'ariento, fagli vendere. Fanne cierchare di queste chose lunedì, ché lla lettera gungerà si tardi, ché ogi no' si potea fare. Arei charo di sapere che partito piglerai chon chotestoro di questa quistione, io te ne dirò pure il mio parere: parmi che per te si faccia, venedoti niuno buono partito a le mani, di piglialo ubrighadoseglino per quello modo fosi chonsigliato da choloro che se ne intendono, perché le genti di qua pare loro avere tanto fatte per te che ttu no' lo deba mai potere sodisfare, e non àno fatto nulla per te, no' vorei che, facciendo tune una grande ispesa e arechandosi in nimici adoso e usciendo di chotesto inpaccio, entrerai quane a mano a mano inn uno vi è magore; veratene tropo grande isdegno avendo fatto quello che ài fatto pe' rimanere cho' loro: è grande senno a pigliare i partiti, quando veghono, chon chose ragonevoli. A mio parere, per tutte le chose ch'ànno a venire, si farebe per te eserre chostà e per tutte l'altre chose che posono avenire, sarebe miglore a eserre cittadino che chontadino; piace molto all'amicho che ttu sai che mi dà buoni chonsigli, ché chon eso lui ne favelai ieri sera e dicie ch'io no' potrei me' dire ch'io dicho per te, ed èmisi alaghato a dire questo che mai dice no' llo vole dire più, ché gli animi di qua sono molti male disposti; egli il sa, diciemi che se a punto ti verà di venire una volta qua che a bocha ti dirà quello gli parà che ttu abia a fare. Preghalo che mi dovese dire la verità che altro no' mi parve che mai m'avese detto, (volgi) dise che me la direbe e quello che farebe di fatto se fose suo dise ch'io l'aveva detto a lui quello ne farebe e che diceva chontra a sé e chontra a questa porta no' ti vole iscrivere, perché dice: "Si potrebe perdere la lettera", e mi pare chonprendere che ciò ch'egli ti scriverebe, sarebe che ttu pigliasi partito chostà, avendo vantagio: che no' puote eserre altro che ttuo vantagio. Mandoti per Nanni da Santa Chiara venti mele che me le mandò la Bartolomea di ser Naldo e parechi maroni ci mandò il figluolo del Dettero, entro in una zanelina. Altro no' dicho. Idio ti ghuardi. Mandoti i' ronzinello per Nanni, perché dice che llo vole fare vendere. Christo sia tua ghuardia. per la Margherita, in Prato. Franciescho di Marcho da Prato, in Firenze. 1393 Da Prato, a dì 21 di marzo.