Al nome di Dio. A dì 29 d'aprile 1394. Per Nanni da Santa Chiara òne auto tua lettera e più lettere d'amici: òne fatto il dovere; fra le quali fu una ch'andava a mona Simona di meser Piero: àmi detto quello ch'ella vuole. Dicie che vole 50 braccia di nastri di quella ragone che ttu dîne che chosterano più di 4 soldi; no' vorebe che pesasono tropo più. E più vorebe 20 braccia di frangia, e 10 nere e 10 azura; vorebe che fose più in su questo cholore l'azuro che si può, di quella che s'usa dopia, la più largherella si può. E più dice vorebe, insino in ocie due, di questi bottoncini; se ttu non ne trovasi due once ne toglese una, cioè quegli che ttu trovi insino a oncie due, perché divariasono, che fosono più grasi o più picholi; no' gli lasciare, pure che siano bianchi. E' verà chostà ser Andrea giovedì; fa', se puoi, quando tornerà in qua, abia queste chose. I' òne mandato il gengova a Niccholaio Martini e alla madre di ser Lapo, e più mandai i panchoni ad Antonio Bichochi, e feci ramentare a ser Chimenti i fatti della 'nchudine. Meo, m'àne detto, che il fornaio verane a insengnare a Nannino ongni otta che noi voremo; m'aspetto che ttu ci sia, che darai l'ordine chome il fornaio si deba partire. Dicie mona Simona, facia vendere il panno lino per quello puoi e faccia fare il chonto della cintola, e ciò che chostano queste chose, e mandalele a dire. Altro no' dicho. Idio ti ghuardi. per la Margherita, in Prato. Franciesco di Marcho da Prato, in Firenze propio. 1394 Da Prato, dì 29 d'aprile Risposto dì 29.