Al nome di Dio. A dì 11 di magia 1394. La chagione ch'io ti fone questa si ène perch'io ti mando tre paia di piponi, perché gl'asagate, perché sono della cholobaia nuova: no' sono grandi, e più ti mando 3 chopie di chacio. Manda alla zia mia una paio di piponi e una chopia di chacio; mandovene pocho del chacio, perché non è da durare; e più ti mando uove XXII delle ghaline nostre. I' òne fatto chonfichare l'orto per modo istane bene. Le spesi, che ttu dicesti, ebi, ma erami uscito di mente di diloti. Lieva il chonto di mona Simona di ciò ch'ài chonperati e fatta cho' lei. La lettera mandai a Grignano, e Lionardo no' v'era: erane venuto, sì che, pertanto, te la rimando indrieto. De' fatti di mona Guliva, perch'ella chanti e bali, parmi di buona chondizione, ma noi ce ne posiamo pasare isino noi n'abiamo una bene profreta, altrimenti no' te ne ipacare. Filipo si stane pure a uno modo: il maestro Matteo il perchura bene la sera e la mattina e fallo ghovernare bene. Io no' gli òne mai data nulla, per chagione della malvagìa gli demo ughuanno; ma parebemi gli scrivesi una lettera, quando a punto ti venise, e dicesigli quello ti parese, bene no' sia di bisognio; ma è bene a fare achuna volta tale chosa. Mandaci del zuchero; altra chosa no' ci è di bisognio per ora. Niccholò di Piero mi mostròne una tua lettera alla quale no' chale risposta; a chagone ch'io piglio domattina la medicina, io e Filipo, faròne sanza dire più. Idio sia tua ghuardia. per la Margherita, i' Prato. Franciescho di Marcho da Prato, in Firenze. 1394 Da Prato, a dì XI di magio. Risposto.