Al nome di Dio. A dì 21 di gennaio 1394. Di poi ti partisti, non òne auto da te se no' due lettere: l'una ebi ieri e l'atra ebi mercholedì, che per la detta ci diceste ci mandavate una lachetta di chastrone, la quale avea a ire a ser Lapo: avemola poscia l'artro dì; e più per detta dite ci mandavate uno fiascho di malvagìa, il quale avea avere Giovanni Gidaloti: avemolo poscia l'atro dì cho' lla detta lachetta, e chosì lo portai a detto Giovanni, e lla lettera gli portai il dì dinazi ch'io l'ebi, e, cho' detta lachetta e malvagìa, avemo uno fiascho di vino biancho e più il fiaschetino della malvagìa mandasti a mona Margherita. No' vi maraviglate perch'io no' v'abia iscritto, ché ongni mattina v'aspetavamo e chosì ongni sera, e anche ongni volta che Nanni ène gunto a chasa no' vi sono suto, anche andavo cerchando o di lui o d'altri di chostà per dare quando i bacini e tragea di mona Simona, e l'atra mattina andai cerchanno per mandare una lettera, che veniva chostà al podestà, ed era la lettera di mano di ser Lapo e chostà la mandai per Ridolfo di Nicholaio. Io vi voglo avisare d'alchuna chosa, ma io no' vi so dare il modo ch'io vorei, ma pure ve n'aviserò il meglo ch'io saprò: qua si fece martedì notte chonsiglo di richiesti e, sechondo ch'i' odo dire, è c'àne lettera dal marchese da Ferara, chome Azo marchese, fane guera al marchese e per ciascheduno si dice che guera fia, e anche si dice che il chonte àne mandato nella Marcha per quanta gente e' può avere, e chosì àne mandato qui per lo chonte Churado e dicesi che s'atenderà qui a soldare quanta si potrà: Idio metta pace per tutto il mondo, se n'è di suo piacere e ciascheduno si richonoscha in verso di Lui. E più si dice che 'l signore di Chostì vuole venire di qua a piglare Arezo, e qua s'atendo a riparare a tutte le fortune che chontro ci venghono. Della fanciulla di Zanni dirotene mio parere: la fanculla mi piace e mai non udì dire di niuna figluola tanta vertù quanto di lei, e à da chui somiglare d'esere buona, ché sanno i pratesi chi fue la madre e lla sirochia sua, ché si guata più alle madri che nno' fae a' padri, ed è grande e bella ed ène quello che vane cerchando l'amicho. Idio faccia quello che 'l meglio deba esere. Del rimanere chostà chon meser Piero mi piace, ed ài preso buono partito, perché sone che sarà loro grande chonsolazione. Le chose mandi a chiedere ti manderò per lo primo. Del dormire techo Barzalone mi piace e sono chontento; ma tieni sì fatti modi che nno' chonsumi né te né lui. Di mona Nanna penso fane chome fo io, ché, quando tune sène i' lato che ttu ti chontenti, mi chontento anche io, solo che ttu ti ghovernasi bene. Fone ragone che ttu tordi quane ischonfitto, chè chosì òne sognato; griderò pure a Barzalone quando qua verà, ch'ène il governatore. I due isportelli dici mandi non òne auti: quando gl'arone, faròne quanto mi mandi a dire. Il panno della Fattorina lascalo istare, ché non n'ò bisogno ora: quando verò chostà glele farò. Mandami que' pezi del panno lino ch'io avea detto a Barzalone: e' sane dove sono. La chasetta, ch'ài riauta dal dipintore, mandamela. Le due sacha della farina, che 'l Sacente dise ch'era la più biancha, tornò istaia 6 1/1 e quella della famigla tornò istaia 5 1/4; la biancha abiamo mesa nell'archeta perché vi sta bene e quella della famigla inn una grande choncha. Del lardo non è altro a dire, se nno pure che ttu l'abia fatto fare a persona che l'abia fatto bene; delle chosce ài fatto bene e, s'io fosi da tte a me, io no' farei insalare altro. Ispacati il più tosto che ttu puoi di chostì, e guarda di no' metere mano in chosa che tti tengha più che ttu no' credi. Altro per questa no' c'è a dire. Idio vi guardi senpre. Rachomandami a chi tti pare. per la Margherita, in Firenze. Franciescho di Marcho, in Prato, propio. 1394 Da Firenze, a dì 22 di gienaio.