Al nome di Dio. A dì 12 d'aghosto 1395. Iersera ricevetti una tua lettera, la quale feci legere a Bernabò e penòvi su asai e a pena lo 'ntesi quelo dicea, e simile la feci al genero di meser Piero, e anchora a pena lo 'ntesi. El farsetto tuo ò fatto ramentare. Del fatto de lo libriciuolo fane tuo parere, ma sopra tutto fae ch'abia buone lettere e grandi e intendevoli. De' fatti de la Tina no' te ne maraviglare perché no' la vogla mandare: pensomi bene la chagone, e 'l perché; a bocha lo ti dirò. El zuchero ebi e mandalo per Arghomento a Nicholaio Martini, perché gunse di notte e non aveo per chui mandarlo. A mio parere, mi pare istare pure male qui con sette femine, e di niuna poso fare chonto di mandare in niuno luogho e tu il sai; e pegio me ne pare per te, perché, se ttu mi scriverai la sera, che a pena Barnabò le sa legere, ch'era iersera la grosa quando Arghomento entrò dentro, sì che, pertanto, da me no' potrai avere risposta, se tu no' di' al Fattorino che almeno torni qui la sera e legerà le lettere e chopieraci la mattina, se ci bisognerà nulla. A Cristofano farò dire chome tu l'aspetti domenicha, se vorà venire arà il chavallino. L'altre chose che ttu ci di' faremo. No' dicho più, perché il Fattorino è venuto qui per lo vino e ògli fatto iscrivere questa in fretta ........... ché vuolsene tornare idriete, per portare del vino e io no' voglio che ci st....... poiché tu dicesti ch'egli stese al Palcho. Idio ti guardi. Diedi a Bernabò la chiave, e' choltelini a Bernabò, no' so se te gl'à mandati ch' egli andò istamani ad Arsicioli; dice la mogle non so se gl'à mandati. per la Margherita, in Prato. Franciescho di Marcho da Prato, in Firenze. 1395 Da Prato, a dì 13 d'aghosto 1395. Risposto.