Al nome di Dio. A dì 31 di marzo 1397. Istasera n'abiàno auto una per Nanni: rispondo apreso. Le lettere che Nanni arechò, che dicevano "in Barzalona" glele mandai chiuse e no' si tochorono in questa chasa; egli arechò a me una lettera che venia a me e una ch'andava a ser Naldo e disi a Ghuido che gle portase, e Ghuido gle portò, e, se tue volesi dire ch'egli no' glele avesi portata, ser Naldo venne a mano a mano la matina a me chon esa i' mano, e perciò ti scrisi quello ch'io ti scrisi. Del fatto dello stare tu chostà a noze no' so quello che si vuole dire chotesto io; a me non è istato detto che tue istia a noze, no' mi pare che c'abia a stare a noze, se no' fose per quella parola ch'io ti scrisi, ch'io pensava che ne fosse chagione i tua modi usati: no' sarebe, però, questo, esere istato né a noze né a desinare. Dello fatto della chotta, che di' che n'ài auto manichonia per mio difetto, a questo no' vo' rispondere se gl'è mio difetto o no, ma bene ti vo' rachordare, perch'io òne pocho cervello, chome il fatto di questa chotta andò. Richordati che tue la prestasti tue e che tue la riavesti tue, e, richordati, che tue disfacesti tutto quanto i' letto della chamera terena de la paglia e quivi ritta dicevi tue che lla avevi mesa, e ricordami che tue cerchasti due o tre volte i' letto mio tue, e dicevi tue medesimo, i' mentre che tue cerchavi: "Qui no' mi bisongnia cerchare, ch'io la misi ne' letto della chamera terena", e dicesti: "Io la posi i' su le tavole, ch'io alzai la paglia e posila in su le tavole". Quando questa chotta si ritrovò, io era in sala e faceva iscrivere a Ghuido ed e' mi disono: "Noi abiàno trovato una chotta" ed io disi: "Dove?", ed e' mi disono: "In su le tavole nella proda di Francescho", e io mi richordai alotta, quando tue ne cerchavi, che tue m'avevi detto: "Io l'aveva posta in su le tavole" e io disi: "A mano a mano, questa è la chotta che Francescho perde'" per gli sengni che tue m'avevi dato; ma tue dicevi che l'era ne la chamera terena: lascierò questo nella discrezione tua, di chi ène la cholpa o no. Dello scrivere io d'ongni frascheria ci si fae, no' llo farò più, ma, s'io no' sono isvemorata, per per una tua lettera ch'io ebi, tue m'avisasti ch'io ti scrivesi ciò che cci si facesi e chosì ò fatto credendo fare bene. Di domandare io la Francescha o di fare domandare, non n'è di nicisità questa, no' ll'ò domandato, né mandato quando ella arebe auto di magiore bisongnio; no' ch'io la domandi a vale, ché non n'è di nicisità; mandomi ella bene a dire, la domenicha inazi il charnasciale, una chortese villania per la moglie di Bacofo; ma io la merito da lei e da ongni persona ch'io vo' bene, perché si vuole porre l'amore altrove che alle gente del mondo; a lei non n'ò mai risposto, né risponderò mai, se none a boccha. Io farò in chontro a ongni persona quello ch'io vorei che facesino a me, sechondo il mio chonoscimento: Idio me ne dia la grazia e creda poscia ogniuno quello che vuole. Io no' sono istata qui io a noze; no' vo' dire più: Idio ch'è di sopra il sa e le gente che cci bazichano, e sono uscita due volte anche fuori io, sì che di questo no' se' tue meglio di me, quando per una chosa e quando per una altra. A Barzalona ò detto di favelare chon ser iSchiatta; dicemi che no' vuole, perché dice che Barzalona e ser iSchiatta vogliono favelare a Lodovicho eglino; ògli detto ch'a mio parere di che tue vuoi ch'io gli faveli ... siene per danari che d'egli ti deba, darà e per la lettera che d'e' no' t'à ......; dice Barzalone che no' se gl'è a favelare, se no' per lo fatto di Lodovicho; io òne sì pocho cervello ch'io no' vorei erare: io no' gli favelerò, se tue no' me lo riscrivi una altra volta. A' lavoratore d'Arsicoli ò fatto dire che cci arechi la parte nostra delle lengne, e simile ò fatto dire a quello da Pescie, e chosì farò de l'atre chose che cci sono a fare, sanza più dirtelo: che Idio mi dia grazia di fare chosa ch'io ti chontenti. Nanni v'àe arechate due zane, in che àne auto due matili da mano e una tovagliuola e àti arechato due paia di pani lini e uno chufione e cchon esi uno isciughatoio della Lucia, e istasera òne auto nove sacha e iarsera n'arechò otto; se ve n'à più, e tue gli vogli mandare, puoi. Altro no' dicho: Idio ti ghuardi senpre. per la Margherita, in Prato Per una altra lettera ti scrisi se lla donna di Nannino mi richiedesi cosa, nella servisi o no; per anchora no' m'ài risposto; ela vene ogi a me per uno staio di farina: ògle data. Parmi che l'abia lasciato in gra' miseria che si parta l'un dì e l'atro non abia pane, che bene te ne dovurebe avere detto qualche chosa, ché quando e' si partì quinci la primaio volta, io lo domandai chome egli lasciava la donna sua ed e' dise che no' le lasciava quasi nulla; io disi che fossi techo e che te ne avisasi che tue m'avisasi s'io l'avesi a dare nulla ed e' no' te n'à avisato e tue no' m'ài mai risposto; avisami se vuoi ch'io le dia più nulla o no, ch'io l'ò dato uno staio di farina e no' le darò più nulla se no' me ne avisi. Franciescho di Marcho da Prato, in Firenze. 1397 Da Prato, a dì 31 di marzo. Risposto a dì 2 d'aprile.